Gli eredi possono sciogliere la comunione. Come? Attraverso la divisione ereditaria (artt. 713 e ss. c.c.). In questo modo, ciascun erede diventa il solo proprietario di determinati beni, per un valore corrispondente a quello della sua quota ereditaria.
E se nascono dubbi su come è stata effettuata la divisione? L’erede può fare qualcosa e impugnare la divisione ereditaria? Capiamo cosa stabilisce la legge.
Come detto, la comunione ereditaria si scioglie attraverso un procedimento di divisione. Devi sapere che ci sono varie tipologie di divisione ereditaria. Tutto dipende dai coeredi: se questi riescono o meno a mettersi d’accordo.
Si ha divisione amichevole se tutti gli eredi concordano sull’effettuare la divisione e su come su come ripartire i beni. In tal caso, la divisione si realizza con un accordo tra i coeredi che si chiama contratto di divisione.
Quando gli eredi non si accordano, l’unica soluzione è rivolgersi al giudice. Infatti, si parla anche di divisione giudiziale: si avrà una vera e propria causa civile per stabilire la divisione ereditaria.
Ma cosa succede se uno degli eredi ritenga che la suddivisione dei beni del patrimonio ereditato non sia stata fatta correttamente? L’erede può contestare la divisione ereditaria?
La risposta è sì. Però, ci sono delle precisazioni da fare.
Nel caso di divisione amichevole e di contratto di divisione, prima di tutto, è necessario procedere ad una perizia dei beni che fanno parte dell’eredità. Questo è un passo necessario per fare verificare l’ammontare delle quote ereditarie.
Oltre a ciò, quando nel patrimonio del defunto ci sono anche beni immobili, gli eredi saranno obbligati ad andare dal notaio per redigere l’atto di divisione.
Potrebbe accadere che, dopo aver accettato la divisione, uno degli eredi abbia dei dubbi sulla correttezza della ripartizione del patrimonio ereditario. E se ha subito un danno?
Che dice la legge in questi casi? L’erede può fare qualcosa se la divisione è stata sbagliata?
Certo, errare è umano e, dunque, lo sbaglio nella stima potrebbe essere in buona fede (il classico esempio del perito che valuta i beni al di sotto del loro effettivo valore). Però, potrebbe anche accadere che l’errore sia stato volontario (ad esempio, è il caso di truffa ai danni del coerede).
Cosa permette di fare la legge in queste due ipotesi?
Il codice civile (l’art. 761 del c.c.) precisa che l’erede può chiedere l’annullamento della divisione quando questa è l’effetto di violenza o di dolo. In tal caso, l’annullamento può essere richiesto entro cinque anni dal giorno in cui è cessata la violenza o dal giorno in cui il dolo è stato scoperto.
Ancora, il codice civile (l’art. 763 del c.c.) stabilisce che il coerede può richiedere la rescissione per lesione quando la divisione ereditaria è stata realizzata in modo errato perché è stato compiuto un errore nel calcolo del valore dei beni ereditari e questo errore è superiore al 25%.
Quindi, sì, il coerede può impugnare la divisione ereditaria contrattuale, anche se nata dall’accordo di tutti gli eredi.