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Ecco come cancellare un debito legalmente: scopri come estinguere tutti i tuoi debiti senza violare la legge

Ecco come cancellare un debito legalmente: scopri come estinguere tutti i tuoi debiti senza violare la legge
Hai un debito da estinguere e non sai come fare? Scopri come risolvere
Diciamocelo, la parola "debito" non piace a nessuno. Che si tratti anche solo di dover restituire qualche decina di euro ad un amico, a nessuno piace essere "in difetto" e avere un obbligo nei confronti di altri. Se poi il debito è di ingente importo, diventa una vera e propria spada di Damocle che pende su di noi.
Quando però ci liberiamo dall'obbligazione, il sollievo è senza precedenti. Ma quali sono i modi per cancellare un debito?

Naturalmente, il modo principale per estinguere un debito è pagarlo, ma il debitore potrebbe non avere il denaro per farlo, o comunque non averne a sufficienza. Esistono quindi delle soluzioni alternative, che dipendono anche dal soggetto creditore, ossia il soggetto con cui si ha il debito.

Tra privati, ad esempio, capita spesso che la sussistenza di un'obbligazione sfoci poi in una controversia giudiziaria. Ad esempio, chi è titolare di un credito che presenti i requisiti di cui all'art. 633 del Codice di procedura civile, e che sia fondato su prova scritta, ai sensi dell'art. 634 del Codice di procedura civile, può chiedere al Giudice l'emissione, in suo favore, di un decreto ingiuntivo, con cui si ingiunge al debitore di pagare una determinata somma o di consegnare una determinata cosa.
Contro il decreto ingiuntivo, che può essere anche provvisoriamente esecutivo, può essere proposta opposizione ex artt. 645 e ss. del Codice di procedura civile, nel termine di 40 giorni dalla notifica dello stesso.
Ebbene, l'opposizione a decreto ingiuntivo costituisce un primo modo con cui il debitore può far valere, dinanzi all'autorità giudiziaria, l'insussistenza del debito.
Qualora l'opposizione non sia proposta o sia stata rigettata, il decreto ingiuntivo - che non ne sia già munito - acquisterà efficacia esecutiva, il che significa che al debitore potrà essere notificato atto di precetto e, qualora non adempia al suo debito, si potrà procedere al pignoramento.
Nelle more della procedura, uno dei modi per estinguere il proprio debito può essere quello di trovare un accordo con la controparte, ad esempio pagando una somma inferiore a saldo e stralcio (di solito questo tipo di accordo si ha con le banche) o accordandosi per un pagamento dilazionato.

Nel caso invece il creditore sia la (tanto temuta) Agenzia delle Entrate Riscossione, è importante sapere che esiste un piano di rateizzazione, concesso dall’Agente della riscossione, ai sensi dell’art. 19 del DPR 602/73, ai soggetti che ne fanno richiesta, in base alla soglia di debito ed alle condizioni economiche dichiarate o documentate. In particolare, tale rateizzazione è prevista per i soggetti che si trovano in una temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica.
Il soggetto che si trova in difficoltà ha quindi la possibilità di rateizzare il proprio debito, pagandolo a rate, fino ad un massimo di 72 rate mensili, estendibili fino a 120 rate mensili, in caso di comprovata e grave difficoltà legata alla congiuntura economica per ragioni estranee alla propria responsabilità.
Attenzione, però, perché da tale piano di rateizzazione si può decadere in uno di questi casi:
  • inadempienza, ossia il mancato pagamento di alcune rate, anche non consecutive, a seconda della data di presentazione dell'istanza;
  • assoggettamento del richiedente ad una procedura concorsuale;
  • decesso del richiedente;
  • società cancellate dal registro delle imprese.
In merito alla decadenza per inadempienza, si evidenzia che, per le rateizzazioni presentate dal 16 luglio 2022, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 8 rate, anche non consecutive.
Non incorrere in decadenza è importantissimo, anche perché l'ente permette, nel caso di peggioramento delle condizioni economiche, e a patto che non si sia decaduti dalla rateizzazione, di chiedere una proroga del piano di pagamento.
Tale proroga può essere richiesta solo una volta, e può essere ordinaria, fino ad un massimo di ulteriori 72 rate (6 anni) o straordinaria, fino ad un massimo di 120 rate (10 anni).

Sempre parlando di Agenzia delle Entrate Riscossione, un altro modo per cancellare il proprio debito, qualora si ritenga che la richiesta di pagamento contenuta nella cartella o nell’avviso inviato dall’Ader non sia dovuta, è quello di chiederne l’annullamento (il c.d. sgravio) direttamente all’ente creditore (ad esempio, INPS, Agenzia delle entrate, etc.), al giudice mediante ricorso, oppure inviando una richiesta di sospensione della cartella che farà da tramite con l'ente creditore interessato per l'annullamento.
In particolare, l'istanza rivolta all'ente, al fine di ottenere lo sgravio totale o parziale del debito che si ritiene non dovuto, è chiamata "autotutela".
Con l’autotutela, quindi, si ha la possibilità di chiedere all’ente di correggere il proprio errore. Se l’ente annullerà in tutto o in parte il debito, invierà all’Agenzia delle Entrate Riscossione lo “sgravio”, ossia l’ordine di annullare il debito, altrimenti l'Ader sarà obbligata per legge a procedere con la riscossione.

Sempre in merito ai modi per cancellare i propri debiti, esistono poi delle procedure legate a situazioni di sovraindebitamento, ossia situazioni in cui il debitore non è in grado di fronteggiare i propri debiti.
In particolare, tra le procedure troviamo quella dell'esdebitazione, individuata dalla legge n. 3/2012 e rivolta ai soggetti non fallibili, compresi i consumatori. Tali soggetti, nel caso si trovino in una posizione di crisi finanziaria o in gravi difficoltà economiche che non gli permettano di far fronte al pagamento dei propri debiti, possono avvalersi della procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento attraverso la predisposizione di un piano del consumatore, ossia un progetto di ristrutturazione dei debiti.
La procedura di esdebitazione si avvia con la presentazione di un'apposita istanza ad un Organo per la composizione della crisi da sovraindebitamento (OCC).

Altra ipotesi che può verificarsi, invece, riguarda l'eredità. Che succede, infatti, se mi tocca assolvere un debito in quanto erede? Ebbene, in questi casi le strade più semplici sono due, l'accettazione con beneficio d'inventario o la rinuncia all'eredità.
Nel primo caso, chi accetta l'eredità con beneficio d'inventario, ai sensi degli artt. 484 e ss. del Codice Civile, ha la possibilità di tenere separato il proprio patrimonio da quello del de cuius, con la conseguenza che qualsiasi debito dovrà essere pagato solo nei limiti di quest'ultimo.
Altrimenti, vi è la possibilità di rinunciare all'eredità, ai sensi dell'art. 519 del Codice Civile. Ma, badate bene, una volta accettata l'eredità, non si potrà più rinunciare ad essa!

Se siete arrivati alla fine di tale articolo, avrete di sicuro le idee un po' più chiare sui modi per cancellare un debito. Non vi resta che capire quale fa al caso vostro!


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