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Condividere l'abbonamento in streaming, cosa non devi assolutamente fare per evitare guai con la legge: ecco i consigli

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Condividere l'abbonamento in streaming, cosa non devi assolutamente fare per evitare guai con la legge: ecco i consigli
I termini e le condizioni contrattuali possono limitare la condivisione degli account. La legge precisa quando avere in comune un abbonamento è reato
Condividere l’abbonamento di servizi digitali e telematici a pagamento (come, ad esempio, quello di Netflix) può essere sicuramente molto vantaggioso da un punto di vista economico e, al giorno d’oggi, è una pratica molto frequente.

Nonostante ciò, bisogna chiedersi se, condividendo i dati di accesso, si violi o meno la legge. In parole povere, è legale avere in comune un abbonamento con altre persone?

In generale, occorre innanzitutto precisare che una persona può scegliere cosa fare delle proprie credenziali per accedere ad un servizio telematico, sia esso gratuito (come Instagram) o a pagamento (come Amazon Prime). Di conseguenza, si può liberamente decidere di dividere il proprio account con altri soggetti.

Quando il titolare delle credenziali sceglie di condividere le password con cui accedere al servizio, la condivisione è legittima. Infatti, in questo caso, c’è il consenso del titolare dei dati di accesso.

Però, cosa rischia la persona che condivide con altri il proprio abbonamento ad un servizio telematico a pagamento?

È vero che ciascuno può disporre del proprio account, ma bisogna fare attenzione ai termini e alle condizioni del contratto che si è sottoscritto.

Se i termini e le condizioni del contratto permettono di condividere l’abbonamento con altre persone (familiari, amici, conviventi e non), non ci sono limitazioni e la condivisione non può essere considerata illegale. D’altronde, in situazioni come queste, si ritiene che dividere le credenziali dell’abbonamento non intacchi gli interessi commerciali dei fornitori.
 
Tuttavia, potrebbe accadere che il fornitore del servizio preveda delle restrizioni alla condivisione delle proprie credenziali. Il caso più eclatante è certamente quello che riguarda il servizio di streaming “Netflix”: la piattaforma ha limitato la condivisione dell’account ai soli membri dello stesso nucleo abitativo e, per fare ciò, utilizza un codice di verifica che viene inviato soltanto all’intestatario del profilo principale.
 
In quest’ultimo caso, si commette un reato se si condivide l’abbonamento?
 
Se il contratto stabilisce espressamente delle limitazioni in tema di condivisione dell’abbonamento, diffondere le proprie credenziali – anche al di fuori della cerchia dei soggetti ammessi – diventa un comportamento illecito. Infatti, non bisogna dimenticare che, con la sottoscrizione del contratto, c’è stata l’adesione alle condizioni stabilite e la loro violazione può avere delle conseguenze legali.
 
In tal caso, non si sta commettendo alcun reato. Al massimo, si tratta di un illecito civile. Ciò significa che si potrebbe andare incontro ad una richiesta di risarcimento danni o alla disattivazione dell’abbonamento. Per capirci, nel caso di Netflix, se la piattaforma accerta che l’altro utente non risiede nella stessa casa del titolare dell’abbonamento, allora si rischia la disattivazione del servizio.
 
Tuttavia, bisogna fare attenzione. Quanto detto finora presuppone il consenso del titolare dell’account alla condivisione. Il discorso cambia in caso di utilizzo dell’abbonamento senza l’assenso del titolare delle credenziali di accesso.
 
Pensiamo all’ipotesi in cui una persona, rubando e utilizzando le password, acceda al profilo di un abbonato Netflix all’insaputa di quest’ultimo. Ecco, in questo caso si sta commettendo un reato.
 
Ovviamente, in questa situazione, non si può parlare di “condivisione” dell’abbonamento.
 
Se si utilizzano le credenziali di una persona senza il consenso di quest’ultima, si sta realizzando il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico.
 
Il codice penale (in particolare, l’art. 615 ter) punisce il soggetto che, abusivamente, si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza (per capirci, le password) o vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo.
 
Non si scherza. Si tratta di un comportamento punito con la reclusione fino a tre anni.
 
In conclusione, al di là dell’ipotesi dell’accesso abusivo al proprio account, è possibile condividere l’abbonamento con altri, ma sempre facendo attenzione alle condizioni stabilite nel contratto del servizio.


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