Il maltempo sta diventando un fenomeno sempre più frequente e può creare disagi seri, come alluvioni o nevicate pesanti, che impediscono ai lavoratori di raggiungere il posto di lavoro. Ma cosa succede se ti assenti a causa di condizioni meteo estreme? Quali sono i tuoi diritti in caso di ritardi o di chiusura dell'azienda? Cerchiamo di rispondere a queste domande, facendo riferimento a disposizioni ministeriali e a sentenze della
Corte di Cassazione.
Quando il maltempo impedisce di andare al lavoro: le indicazioni del Ministero del Lavoro
Nel 2012, il Ministero del Lavoro ha chiarito - con l'interpello n. 15/2012 - che, se un lavoratore non riesce a raggiungere il posto di lavoro a causa di eventi atmosferici estremi, l'impossibilità di essere presente non è da attribuire a colpa del dipendente.
Se, infatti, il maltempo è una causa esterna fuori dal controllo del lavoratore e quest'ultimo informa tempestivamente l'azienda, l'assenza non può essere considerata una violazione del contratto di lavoro.
In tali situazioni, il Ministero stabilisce che
sia il lavoratore, sia il datore di lavoro sono liberati dai rispettivi obblighi contrattuali. Da un lato, il dipendente non è obbligato a lavorare ma, dall'altro, l’azienda non ha l’obbligo di pagare la
retribuzione.
Tuttavia,
questa regola potrebbe essere modificata da quanto stabilito dal
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), che potrebbe prevedere permessi retribuiti in caso di eventi straordinari come il maltempo.
Cosa succede se si lavora nel pubblico?
Nel settore pubblico, la situazione non cambia molto, ma ci sono alcune specificità. Quando il maltempo coinvolge
uffici pubblici e scuole,
la decisione sulla chiusura o meno di scuole e uffici spetta al sindaco in caso di allerta meteo arancione (livello 3 su 4). In alcuni comuni, l’allerta arancione è trattata allo stesso modo dell’allerta rossa, rendendo la chiusura obbligatoria per legge.
La
circolare ministeriale n. 4/RU del 08/02/2019 chiarisce che, in caso di ordinanza di chiusura degli uffici pubblici a causa di condizioni meteo estreme,
i dipendenti pubblici non sono tenuti a lavorare. Come nel settore privato,
l’assenza non comporta sanzioni disciplinari, perché si tratta di un’impossibilità oggettiva. Tuttavia, anche in questo caso
non c'è obbligo di retribuire il lavoratore, a meno che non siano previste specifiche disposizioni nel contratto collettivo applicato.
Cosa dice la Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione, con la
sentenza n. 6614 del 4 dicembre 1982, ha confermato che eventi atmosferici estremi - come tempeste o calamità naturali - sono considerati "
forza maggiore". In sostanza,
sono eventi imprevisti e inevitabili che non dipendono né dalla volontà del lavoratore né dal datore di lavoro.
In questa ottica, la Corte ha escluso l’obbligo, per il datore di lavoro, di pagare la retribuzione per l'assenza causata da maltempo, considerando che si tratta di una causa di impossibilità oggettiva che non è imputabile a nessuna delle due parti.
Come comportarsi in caso di assenza per maltempo
Se l'azienda è chiusa o l’assenza è causata da un'allerta meteo, la retribuzione non è garantita, ma ci sono modi per non perdere la paga:
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permessi retribuiti: se hai diritto a giorni di ferie o altri permessi previsti dal tuo contratto collettivo, puoi chiedere di utilizzare questi giorni per coprire l'assenza;
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recupero delle ore: puoi concordare con il datore di lavoro di recuperare le ore perse in un altro momento, per non perdere parte del salario;
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altri tipi di assenza retribuita: se il CCNL prevede altre forme di permessi retribuiti per eventi straordinari, come calamità naturali o maltempo, puoi utilizzare queste opzioni per evitare che l'assenza venga considerata come una giornata di lavoro non retribuita.