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Assegno di inclusione, stop ai pagamenti se non rispetti questa nuova regola dell'INPS: ecco cosa fare e chi è esonerato

Assegno di inclusione, stop ai pagamenti se non rispetti questa nuova regola dell'INPS: ecco cosa fare e chi è esonerato
Una nuova norma introduce l'obbligo di presentarsi ogni 90 giorni presso i servizi sociali o i patronati per aggiornare la propria situazione, ma non per tutti. Vediamo quindi a chi è rivolta questa norma e cosa si rischia nel non rispettarla
La nuova normativa - contenuta nel messaggio Inps n. 2132 del 5 giugno 2024 - stabilisce che, al termine del primo incontro con l'INPS stesso per l’ottenimento dell’Assegno di inclusione, si è obbligati ad aggiornare la propria posizione, ogni 90 giorni, presso i servizi sociali o gli istituti di patronato.
Sono soggetti a questa norma tutti i beneficiari dell'Assegno di inclusione diversi dai soggetti attivabili al lavoro.

Quest'obbligo è un'assoluta novità in quanto non era previsto per i percettori del Reddito di cittadinanza; non è molto chiaro chi siano le persone interessate da questa norma e chi ne sia esonerato.
Al primo incontro con l’INPS partecipa tutto il nucleo familiare, che ha poi l'obbligo di presentarsi presso i servizi sociali del comune di residenza entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale.
Invece, per l'aggiornamento ogni 90 giorni, non è coinvolto tutto il nucleo familiare.
Infatti sono esclusi dall'obbligo i componenti del nucleo di età compresa tra i 18 e i 59 anni che non hanno vincoli o limitazioni al loro impiego e che, di conseguenza, sono abili al lavoro. Per loro, tra l'altro, non è prevista alcuna quota dell'Assegno di inclusione, ma solo la possibilità di ottenere il Supporto per la Formazione e il lavoro.

Andiamo più nello specifico di ciò che dice la normativa a partire dal punto 8.4 della circolare n. 105/2023 dell'Inps. Si può leggere che, in sede di primo incontro, viene effettuata una valutazione dei bisogni del nucleo familiare e viene pianificato un percorso personalizzato di inclusione che riguarda tutti i componenti, compresi coloro che sono tenuti agli obblighi di attivazione lavorativa.
Dalla valutazione dell'Inps possono presentarsi diversi scenari:
  • i maggiorenni con responsabilità genitoriale che non siano occupati, che non frequentino un corso di studi e che non abbiano carichi di cura sono tenuti obbligatoriamente ad aderire e a partecipare attivamente alle attività formative e di politica attiva previste piano elaborato dall'Inps. Di conseguenza sono tenuti sia agli obblighi che derivano dal Patto di inclusione sociale, sia a quelli provenienti da altri percorsi di attivazione lavorativa;
  • i componenti con disabilità o di età superiore ai 60 anni e coloro che sono inseriti in percorsi di protezione riguardanti la violenza di genere non sono tenuti al rispetto di quest'obbligo, ma possono fare richiesta di adesione volontaria a un percorso volto all'inserimento lavorativo o sociale.
Sono esclusi i componenti con carichi di cura, chi assiste minori di 3 anni, chi abbia almeno 3 figli minori e i componenti con disabilità e non autosufficienti.

Questo comporta che tutti coloro che risultano attivabili al lavoro devono aggiornare la loro posizione ogni 90 giorni.
Data la complessità nel capire chi dovesse rispettare l'obbligo, l'Inps ha specificato coloro che sono esonerati attraverso il messaggio n. 2132 del 5 giugno 2024:
  • età pari o superiore a 60 anni;
  • disabilità certificata ai fini Isee;
  • inseriti in programmi di protezione per violenza di genere e donne prese in carico dai centri antiviolenza riconosciuti.
Sono, invece, obbligati i soggetti che rientrano in una di queste categorie ma che siano gli unici componenti maggiorenni del nucleo in cui si trovino minori tenuti all'obbligo scolastico.


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