Con la morte di Silvio Berlusconi, le notizie sul suo testamento si sono susseguite. Molto si è parlato della sorte del patrimonio materiale del Cavaliere. Poco, invece, si è detto sul destino sull'eredità digitale che ha lasciato Berlusconi e che, ad oggi, ancora nessuno ha reclamato.
Questo perché, probabilmente, tra le ultime volontà di Berlusconi inserite nel testamento, non c'è traccia delle disposizioni per il suo patrimonio digitale.
Devi sapere che, quando si parla di eredità digitale, ci si riferisce al trasferimento del patrimonio digitale di una persona defunta.
Il patrimonio digitale è un insieme di beni con valore economico patrimoniale (ad esempio, progetti, account, opere protette da copyright) o anche solo affettivo (ad esempio, foto o video). In generale, si tratta di dati digitali che la persona ha lasciato online e negli hard disk dopo la sua morte. Di solito, sono dati protetti da password: per esempio, gli account sui social network o la casella di posta elettronica.
Nel caso di Berlusconi, l'attenzione cade sui vari profili social del leader di Forza Italia: ancora oggi, gli account di Berlusconi contano più di 2,8 milioni di followers (circa 1 milione e 500 mila su Facebook, 615 mila su Instagram, 285 mila su X-Twitter, circa 813 mila su TikTok).
Si tratta di profili che hanno un grande valore economico, oltre che politico (dato che si tratta di Berlusconi). Infatti, forse non sai che un post pubblicato su un social network ha un suo valore economico. Di solito, questo valore economico si calcola moltiplicando il numero di contatti raggiunti per un CPM medio (costo per mille): il risultato è il valore pubblicitario del post.
Eppure, nonostante il valore economico e politico del patrimonio digitale lasciato da Berlusconi, nessuno degli eredi del Cavaliere sembra essere interessato a recuperare la sua eredità sociale.
Se le cose resteranno così, che fine faranno gli account di Berlusconi?
In linea generale, ogni social network procede in modo diverso.
Guarda Facebook, il profilo della persona morta continua ad essere attivo. Tuttavia, la piattaforma consente ai parenti del defunto di richiedere la conversione della pagina del profilo in una pagina commemorativa. Inoltre, è comunque possibile anche richiedere la cancellazione dell'account .
Occorre anche sapere che Facebook non fornisce i dati di accesso all'account del morto: ciò sarebbe in violazione delle linee guida della rete.
Stesso discorso vale anche Instagram (che fa parte dello stesso gruppo di Facebook).
Invece, per Twitter, è possibile attivare la cancellazione dell'account, ma non è possibile richiedere la conversione in pagina commemorativa.
Certo, è vero che la legge italiana non esclude che tutti i diritti passino agli eredi: cioè, la proprietà digitale del defunto passa direttamente all'erede (salvo che nel testamento si stabilisca diversamente). Però, è anche vero che, in concreto, per l'eredità digitale, ci sono delle difficoltà. In modo particolare, il patrimonio digitale potrebbe essere composto da servizi a cui si accede tramite delle credenziali (nome utente e password). Quasi sempre, tali credenziali sono conosciute soltanto dall'utente e non c'è possibilità di ottenerle. C'è il rischio concreto di non riuscire ad accedere ai dati.
Ecco perché, in generale, nel testamento, si consiglia di precisare le proprie volontà non solo circa il patrimonio materiale e fisico, ma anche circa l'eredità digitale (magari, ad esempio, lasciando una lista delle password all'erede prescelto).
Vedremo se il patrimonio digitale creato da Berlusconi sarà lasciato nell'oblio informatico oppure se uno degli eredi si farà avanti per gestirlo.
Questo perché, probabilmente, tra le ultime volontà di Berlusconi inserite nel testamento, non c'è traccia delle disposizioni per il suo patrimonio digitale.
Devi sapere che, quando si parla di eredità digitale, ci si riferisce al trasferimento del patrimonio digitale di una persona defunta.
Il patrimonio digitale è un insieme di beni con valore economico patrimoniale (ad esempio, progetti, account, opere protette da copyright) o anche solo affettivo (ad esempio, foto o video). In generale, si tratta di dati digitali che la persona ha lasciato online e negli hard disk dopo la sua morte. Di solito, sono dati protetti da password: per esempio, gli account sui social network o la casella di posta elettronica.
Nel caso di Berlusconi, l'attenzione cade sui vari profili social del leader di Forza Italia: ancora oggi, gli account di Berlusconi contano più di 2,8 milioni di followers (circa 1 milione e 500 mila su Facebook, 615 mila su Instagram, 285 mila su X-Twitter, circa 813 mila su TikTok).
Si tratta di profili che hanno un grande valore economico, oltre che politico (dato che si tratta di Berlusconi). Infatti, forse non sai che un post pubblicato su un social network ha un suo valore economico. Di solito, questo valore economico si calcola moltiplicando il numero di contatti raggiunti per un CPM medio (costo per mille): il risultato è il valore pubblicitario del post.
Eppure, nonostante il valore economico e politico del patrimonio digitale lasciato da Berlusconi, nessuno degli eredi del Cavaliere sembra essere interessato a recuperare la sua eredità sociale.
Se le cose resteranno così, che fine faranno gli account di Berlusconi?
In linea generale, ogni social network procede in modo diverso.
Guarda Facebook, il profilo della persona morta continua ad essere attivo. Tuttavia, la piattaforma consente ai parenti del defunto di richiedere la conversione della pagina del profilo in una pagina commemorativa. Inoltre, è comunque possibile anche richiedere la cancellazione dell'account .
Occorre anche sapere che Facebook non fornisce i dati di accesso all'account del morto: ciò sarebbe in violazione delle linee guida della rete.
Stesso discorso vale anche Instagram (che fa parte dello stesso gruppo di Facebook).
Invece, per Twitter, è possibile attivare la cancellazione dell'account, ma non è possibile richiedere la conversione in pagina commemorativa.
Certo, è vero che la legge italiana non esclude che tutti i diritti passino agli eredi: cioè, la proprietà digitale del defunto passa direttamente all'erede (salvo che nel testamento si stabilisca diversamente). Però, è anche vero che, in concreto, per l'eredità digitale, ci sono delle difficoltà. In modo particolare, il patrimonio digitale potrebbe essere composto da servizi a cui si accede tramite delle credenziali (nome utente e password). Quasi sempre, tali credenziali sono conosciute soltanto dall'utente e non c'è possibilità di ottenerle. C'è il rischio concreto di non riuscire ad accedere ai dati.
Ecco perché, in generale, nel testamento, si consiglia di precisare le proprie volontà non solo circa il patrimonio materiale e fisico, ma anche circa l'eredità digitale (magari, ad esempio, lasciando una lista delle password all'erede prescelto).
Vedremo se il patrimonio digitale creato da Berlusconi sarà lasciato nell'oblio informatico oppure se uno degli eredi si farà avanti per gestirlo.