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Sgravi contributivi sul lavoro, a rischio la stabilità del sistema pensionistico: l’allarme lanciato da Bankitalia

Sgravi contributivi sul lavoro, a rischio la stabilità del sistema pensionistico: l’allarme lanciato da Bankitalia
Il governo deve fare i conti con le scarse risorse economiche e un Pil in calo, mentre Bankitalia avverte che la stabilizzazione degli sgravi contributivi potrebbe compromettere il sistema pensionistico
L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, alle prese con la Manovra per il 2025, ha a propria disposizione margini economici molto limitati, dovendo necessariamente fare i conti con la situazione finanziaria nazionale. Come evidenziato da Bankitalia durante l’audizione del 7 ottobre alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, l’idea di introdurre in pianta stabile gli sgravi contributivi per il lavoro, inclusa nel Piano strutturale di bilancio (Psb), potrebbe compromettere seriamente la stabilità del sistema pensionistico. Inoltre, il Pil per il 2024 è stato rivisto al ribasso e ora, secondo alcune stime, sarà dello 0,8%.
In particolare, il Capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, Sergio Nicoletti Altimari, ha evidenziato le problematiche che potrebbero sorgere in caso di attuazione della stabilizzazione degli sgravi contributivi sul lavoro, ovvero la compromissione dell’equilibrio tra le entrate contributive e le uscite previdenziali.

La Banca d’Italia ha, inoltre, segnalato che è previsto un calo del Pil italiano per la fine del 2024. Al riguardo, lo stesso Nicoletti Altimari ha dichiarato che: “Secondo il quadro previsivo del Psb a legislazione vigente, il Pil aumenterà dell'1,0% quest’anno, dello 0,9% nel prossimo e dell'1,1% nel 2026. [...] Tuttavia, la revisione dei conti trimestrali pubblicata recentemente dall’Istat comporterà una riduzione meccanica di circa due decimi di punto percentuale nella stima per l’anno in corso”.
Con riferimento, invece, alla stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale e agli aiuti per le famiglie, il Capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia ha affermato che gli effetti di tali misure cominceranno a vedersi durante il 2025, determinando una crescita del Pil dell’1,2%.

Tuttavia, uno dei rischi principali attiene alle coperture finanziarie. Infatti, Bankitalia avverte che è necessario evitare di utilizzare le maggiori entrate previste per il 2024 per finanziare la Manovra, con l’assunto che tali entrate siano permanenti. Inoltre, l’istituto sottolinea come anche lievi deviazioni dai piani di bilancio potrebbero rendere difficile mantenere il deficit sotto il 3% entro il 2026, dato l’alto livello di incertezza macroeconomica.
Inoltre, un’altra criticità - secondo Bankitalia - riguarda la poca chiarezza del Piano sulle riforme previste dal Governo. Nicoletti Altimari ha sottolineato che “sarebbe opportuno che il Piano fornisse maggiori dettagli sui tempi e le modalità di attuazione.” Infatti, i dettagli attuali sono stati giudicati insufficienti per una valutazione complessiva, soprattutto con riferimento alla legge quadro sulle Pmi e alle misure per rafforzare i mercati dei capitali.

Oltre a Bankitalia, anche altre istituzioni come l’Anci, l’Upi, la Conferenza delle Regioni, il Cnel e la Corte dei Conti sono intervenute nell’audizione sul Piano strutturale di bilancio. I giudici contabili, in particolare, hanno evidenziato quanto sia impegnativo il Psb per le casse dello Stato, visti i vari problemi strutturali, l’aumento dei costi e le nuove sfide economiche, produttive e sociali.
La Corte ha, inoltre, osservato che il Piano è coerente con il nuovo Patto di stabilità europeo, descrivendo un percorso di riduzione del debito e di rientro del deficit più rapido rispetto al Def di aprile.
Anche l’Istat, rappresentato dal direttore per la contabilità Giovanni Savio, ha partecipato all’audizione. Savio ha dichiarato che, al momento, l’Istat non è in grado di commentare gli scenari di crescita del Psb, ma ha osservato come, allo stato, sussista una fase di stallo della crescita del Pil, con tassi contenuti che non indicano un’espansione significativa dell’economia. Ha, inoltre, aggiunto che si è esaurita la spinta propulsiva successiva alla pandemia di Covid.


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