Fu per primo il Governo Monti, con l'art. 15 del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, a prevedere che gli esercenti, dal 2014, avrebbero dovuto accettare i pagamenti elettronici. Tuttavia, si trattava di un obbligo più sulla carta che nei fatti, non essendo prevista alcuna sanzione per chi non rispettava la normativa.
Inoltre, era previsto unicamente l'obbligo di accettare i pagamenti con carte di debito.
È stata poi la legge di stabilità 2016, durante il Governo Renzi, ad estendere l'obbligo anche ai pagamenti a mezzo carte di credito. Tuttavia, tale obbligo non trovava applicazione nei casi di oggettiva impossibilità tecnica.
Tale sanzione è entrata in vigore il 30 giugno 2022.
Sulla base di tale normativa, quindi, commercianti (negozi, bar, ristoranti ecc.), professionisti (avvocati, medici ecc.) ma anche i lavoratori autonomi e tassisti sono obbligati ad avere il POS, per permettere i pagamenti elettronici.
Quindi, che succede in questi casi? Si è legittimati ad andare via senza pagare il conto?
In primo luogo, il cliente può segnalare il mancato rispetto dell'obbligo alla Guardia di Finanza o all'Agenzia delle Entrate, che provvederanno a effettuare i dovuti accertamenti.
Inoltre, è possibile andare via senza pagare momentaneamente. Difatti, tra il cliente e l'esercente è comunque sorto un contratto. Ciò significa che se il cliente ha ricevuto la prestazione, ad esempio mangiando in un locale, deve pagare il corrispettivo.
Si è quindi tenuti a versare il prezzo, ma non si può essere obbligati a pagare in contanti, a meno che non sia stato stipulato un contratto che prevedeva una specifica modalità di pagamento. In questi casi, se ad esempio era stato concordato che il prezzo sarebbe stato versato in contanti o con bonifico, non si potrà pretendere di pagare con il POS.
È bene ricordare che la legge non sanziona chi non ha il POS, ma chi, dietro richiesta del consumatore, rifiuta il pagamento con moneta elettronica.
L'esercente che non permette di pagare con carta non potrà rifiutare al cliente la modalità di pagamento che preferisce, se non vi sono stati accordi in tal senso. Questo perché il creditore, ad esempio il ristoratore che ha fornito un servizio, ha diritto a ricevere il corrispettivo, ma non può abusare del suo diritto. Nel caso non si abbiano contanti, quindi, si è legittimati ad effettuare un bonifico o ad allontanarsi, per effettuarlo successivamente o per prelevare al bancomat.
La legge tutela quindi il consumatore, che comunque non è autorizzato a non pagare per il servizio ricevuto.
Si spera comunque che, nel futuro, pagare un caffè con carta diventi la normalità anche in Italia, e che queste polemiche smettano di sorgere.