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Pensione anticipata 2024, puoi andare in pensione prima se hai queste patologie o invaliditā: ecco tutte le possibilitā

Pensione anticipata 2024, puoi andare in pensione prima se hai queste patologie o invaliditā: ecco tutte le possibilitā
Possibilità di accedere alla pensione con vari anni di anticipo: quali sono i casi, le condizioni e i termini per fare richiesta di accesso anticipato
Il nostro ordinamento giuridico prevede la possibilità, per alcune categorie di lavoratori, di beneficiare del pensionamento anticipato. Sono infatti previsti trattamenti differenziati a favore delle categorie di lavoratori più deboli, i quali, a causa delle proprie condizioni fisiche o psichiche più svantaggiate, necessitano di maggiore tutela in materia lavoristica.
Proprio per questo, a favore di tutti quei lavoratori che abbiano contratto patologie o menomazioni di natura psico-fisica, idonee a ridurre la loro capacità lavorativa, la normativa previdenziale italiana garantire il diritto di beneficiare del pensionamento anticipato.

Più nel dettaglio, l’accesso a tale beneficio è previsto nel caso in cui tali patologie o menomazioni abbiano determinato una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%. Ovviamente, il presupposto è che il soggetto richiedente si sottoponga ad apposita visita medica, che sarà effettuata da una commissione nominata dall’Asl competente, la quale dovrà valutare l’effettiva sussistenza della riduzione della capacità lavorativa.

Quanto alle misure che permettono un pensionamento anticipato, è possibile stilare un breve elenco. Esse in particolare sono:
  • l’Ape Sociale;
  • Opzione Donna;
  • Quota 41 per lavoratori precoci;
  • la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità;
  • l’Assegno ordinario di invalidità;
  • la pensione di inabilità lavorativa.


Analizziamo adesso le singole ipotesi e i loro diversi presupposti.

L'Ape sociale è un’indennità garantita dallo Stato ed erogata dall’Inps a lavoratori affetti da invalidità, che abbiano almeno 30 anni di contributi versati e chiedano di andare in pensione al compimento dei 63 anni e 5 mesi.
Essa in particolare prevede l’erogazione di un anticipo sulla pensione, con cadenza mensile e fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
L’ammontare effettivo riconosciuto con l’erogazione dell’Ape Sociale corrisponde al valore dell’assegno pensionistico maturato fino al momento in cui il lavoratore presenti la domanda. È tuttavia previsto un limite massimo all’ammontare erogabile, che è pari a 1.500,00 € lordi al mese.
La misura si estende anche a soggetti privi di occupazione lavorativa, nonché ai caregiver, purché forniscano assistenza, da almeno 6 mesi, al coniuge o ad un familiare affetti da disabilità grave. Ulteriori beneficiari dell’agevolazione sono i lavoratori del settore edile che abbiano raggiunto i 32 anni di contributi e coloro che svolgano mansioni gravose con 36 anni di contributi versati.
Infine, con riferimento specifico agli invalidi civili, affinché gli stessi possano accedere all’Ape sociale, la riduzione della loro capacità lavorativa deve essere definitiva.

Un’altra misura previdenziale prevista dal legislatore è quella denominata “Opzione Donna”. La stessa, che è operativa dal 1° gennaio 2023, permette l’accesso alla pensione anticipata alle invalide civili, che abbiano una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%. Il beneficio si estende altresì a favore delle lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi e alle caregiver.
Requisito per l’accesso anticipato alla pensione mediante “Opzione Donna” è il raggiungimento dei 61 anni di età. Tuttavia, un’ulteriore agevolazione è stata introdotta con il c.d. “criterio figli”. Tale criterio prevede due ipotesi:
  • lavoratrice che abbia avuto almeno un figlio: l’età anagrafica richiesta si riduce di 1 anno; quindi, è pari a 60 anni;
  • lavoratrice che abbia avuto due o più figli: l’età anagrafica minima si riduce di 2 anni, quindi è pari a 59 anni.

Per l’accesso a tali benefici, è previsto il requisito contributivo minimo di 35 anni.

Ulteriore beneficio previsto per i lavoratori invalidi è “Quota 41 precoce”. La stessa può essere richiesta dai lavoratori che siano in possesso di un minimo di 41 anni di contributi. In questo caso, però, sebbene non sia previsto alcun requisito circa l’età anagrafica dei richiedenti, è necessario che gli stessi abbiano versato almeno 1 anno di contributi prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
Quanto poi alla percentuale di invalidità richiesta, la stessa dev’essere pari o superiore al 74%.

Un accesso notevolmente anticipato alla pensione è poi previsto con riferimento ai lavoratori che abbiano una percentuale di invalidità pari o superiore all’80%. In questo caso, gli stessi, qualora abbiano versato almeno 20 anni di contributi, potranno accedere alla pensione con ben 11 anni di anticipo rispetto all’età pensionabile prevista (che allo stato attuale in Italia è pari a 67 anni).
Quanto ai requisiti anagrafici, per le donne l’età minima richiesta è pari a 56 anni, mentre per gli uomini è pari a 61 anni di età.
Tuttavia, è opportuno tenere presente che tale misura si applica solo nei confronti dei lavoratori dipendenti del settore privato. Essa, infatti, non è estensibile né ai lavoratori pubblici né ai lavoratori autonomi.

Ancora, tra i benefici previsti è opportuno menzionare l’assegno ordinario di invalidità e la pensione di inabilità lavorativa.
In entrambi i casi, il requisito richiesto è il versamento di soli 5 anni di contributi, di cui 3 devono essere stati versati nei 5 anni precedenti alla domanda per ottenere la pensione anticipata.
Le due misure prevedono due soglie diverse in ordine alla percentuale di invalidità. Invero, per quanto riguarda l’assegno ordinario di invalidità, è richiesta una percentuale di invalidità pari al 67%, mentre per la pensione di inabilità lavorativa, il soggetto dev’essere al 100% incapace di svolgere attività lavorativa.
Un’ulteriore differenza riguarda le modalità e i tempi di erogazione delle due misure. Infatti, l’assegno ordinario di invalidità viene erogato per 3 anni e può essere rinnovato per un massimo di tre volte consecutive; diversamente, la pensione di inabilità non ha scadenze.

Con riferimento invece ai lavoratori affetti da una invalidità pari o superiore al 74%, ai sordomuti e agli invalidi per causa di servizio dipendenti di Pubbliche Amministrazioni, è previsto un ulteriore beneficio, ovvero quello della maggiorazione contributiva. Gli stessi infatti potranno beneficiare di due mesi di contribuzione previdenziale figurativa, ovvero dei contributi previdenziali riconosciuti ai lavoratori "gratuitamente", cioè senza oneri a carico né del lavoratore né del datore di lavoro, a differenza dei contributi obbligatori.
Il costo resta infatti a carico della gestione di competenza, che garantisce la copertura assicurativa nei casi di sospensione del rapporto di lavoro previsti dalla legge. L’ammontare di tale maggiorazione sarà calcolato in rapporto ad ogni anno di lavoro svolto, per un massimo di 5 anni. Tale beneficio dovrà essere richiesto al momento di presentazione della domanda per accedere alla pensione.

Un trattamento differenziato è poi previsto per i soli lavoratori pubblici. In tali casi sono previste tre diverse forme di pensionamento per inabilità:
  • per i lavoratori che abbiano una incapacità accertata di svolgere qualsiasi attività lavorativa, è prevista la pensione di inabilità assoluta e permanente. In questo caso, il lavoratore deve avere versato almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 versati nel quinquennio che precede la domanda;
  • per i lavoratori a cui sia stata diagnosticata una incapacità di svolgere una qualsiasi attività lavorativa remunerata con una certa continuità, a causa di infermità fisiche e psichiche, è prevista la pensione per inabilità assoluta e permanente a qualsiasi proficuo lavoro. In questo caso, requisito di accesso a tale beneficio è il versamento di almeno 14 anni, 11 mesi e 16 giorni di servizio svolto;
  • infine, per i dipendenti affetti da una disabilità permanente che non consente di svolgere la propria mansione, l’ordinamento prevede la pensione di inabilità assoluta e permanente alle mansioni svolte.

In questi casi, l’amministrazione di appartenenza del dipendente prova prima a collocare il dipendente in un’altra mansione avente lo stesso livello retributivo. In caso di impossibilità di reperire un’altra posizione lavorativa, il lavoratore viene collocato a riposo e dispensato dal servizio. Requisito per l’accesso a tale misura è lo svolgimento di 19 anni, 11 mesi e 16 giorni di servizio per i dipendenti di enti locali e 14 anni, 11 mesi e 16 giorni di contribuzione per i dipendenti delle amministrazioni statali.

Coloro che accedono alla pensione anticipata mediante l’Ape sociale non potranno percepire redditi da lavoro dipendente o autonomo. A stabilirlo è la Circolare n. 35/2024, che interpreta la legge n. 213/2023 (legge di bilancio 2024). La norma richiamata fa salva solo l’ipotesi del lavoratore che svolge un lavoro autonomo occasionale, entro il limite di 5.000 euro annui.
Coloro i quali abbiano ottenuto la certificazione del diritto di accedere all’Ape sociale entro il 2023, potranno presentare la domanda di accesso alla pensione anticipata anche oltre il termine del 31 dicembre 2024.

Per coloro i quali invece vogliono accedere a “Quota 41 precoci”, la domanda per la pensione va presentata entro il 1° marzo dell’anno in corso. La stessa dev’essere corredata da apposita documentazione attestante i requisiti necessari.
È prevista altresì la possibilità di presentare un’istanza tardiva, con termine fino al 30 novembre.


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