Negli anni, l’idea di una tassazione sui patrimoni, comprendente liquidità, proprietà e investimenti, è stata più volte avanzata, senza però tradursi mai in provvedimenti concreti.
Il ritorno dell’ipotesi "patrimoniale" riaccende le divisioni tra le forze politiche. I suoi sostenitori la descrivono come uno strumento volto a favorire l’equità fiscale e a riequilibrare la distribuzione della ricchezza, specificando che non si tratterebbe di un aumento della pressione fiscale sui redditi da lavoro, bensì di un’imposta mirata sui capitali, sia mobiliari che immobiliari.
Secondo questa visione, la misura non colpirebbe la fascia media della popolazione, ma si concentrerebbe esclusivamente sui detentori di ingenti patrimoni finanziari e proprietà di lusso.
Le forze progressiste insistono sulla necessità – particolarmente urgente - di una patrimoniale mirata ai grandi patrimoni. Tuttavia, alcuni esponenti politici sostengono che una simile iniziativa debba essere concordata su scala sovranazionale, per evitare fenomeni di delocalizzazione dei capitali.
Giuseppe Conte, leader del M5S ed Elly Schlein, segretaria del PD, hanno ribadito che una tassa sulla ricchezza dovrebbe essere regolata a livello europeo o, idealmente, globale, per garantire un’applicazione equa ed evitare distorsioni economiche tra i vari Paesi, mentre Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) ritiene che l’Italia possa procedere autonomamente, senza attendere iniziative congiunte con altri Stati.
Già lo scorso anno si era parlato della possibilità di introdurre un’imposta dell’1% sui patrimoni più elevati all’interno dell’Unione Europea. La proposta, avanzata da un gruppo di economisti guidato da Thomas Piketty e Paul Magnette, aveva raccolto l’interesse di diversi paesi, tra cui Francia, Spagna e Germania. L’Italia, invece, si era mostrata decisamente più scettica.
Ad oggi, la maggioranza di centrodestra esclude qualsiasi ipotesi di una nuova patrimoniale, ribadendo la propria contrarietà a misure di questo tipo. Il vicepremier Antonio Tajani ha dichiarato che tassare i grandi patrimoni rappresenterebbe un freno agli investimenti, compromettendo la crescita economica e la competitività del paese. Per il governo in carica, quindi, l’argomento non è nemmeno in discussione.
Nonostante l’opposizione della destra, nuove proposte stanno emergendo nel panorama politico italiano. L’Alleanza Verdi Sinistra ha avanzato l’idea di una tassa progressiva, con un’aliquota minima dell’1,7% sui patrimoni superiori a 5,4 milioni di euro.
Elly Schlein ha ipotizzato l’introduzione di un’imposta minima del 2% per i patrimoni milionari, sottolineando però la necessità di introdurre meccanismi che impediscano la fuga dei capitali all’estero.
Secondo queste proposte, la base imponibile comprenderebbe sia la liquidità depositata nei conti correnti sia gli investimenti finanziari e le proprietà immobiliari, tra cui terreni, edifici e capannoni industriali. Tuttavia, potrebbero essere previste alcune esenzioni: ad esempio, per le somme investite in titoli di Stato italiani o in attività produttive che generano occupazione, come già stabilito in altri ambiti fiscali.