Molti pensano che chiudere la partita Iva possa liberare dai debiti, ma non è così. Che si tratti di debiti con l’Agenzia delle Entrate, l'INPS, le banche o altri creditori privati, la chiusura della partita Iva non significa che i debiti vengano cancellati. I creditori continueranno a chiedere il pagamento delle somme dovute anche dopo la cessazione dell’attività. La chiusura non ti solleva dalle tue responsabilità fiscali o previdenziali.
In particolare, l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di avviare pignoramenti su beni come conti bancari, stipendi o immobili se non saldi i debiti. Anche l’INPS può avviare il recupero dei contributi non versati, eventualmente concedendo una rateizzazione ma, in caso di inadempimento, può procedere legalmente con azioni di pignoramento.
Se la tua partita Iva è inattiva da oltre tre anni, l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di chiuderla d’ufficio. Tuttavia, questa chiusura non estingue i debiti preesistenti. I creditori continueranno a chiedere il pagamento delle somme dovute fino al completo saldo del debito. Inoltre, se la partita Iva viene chiusa d’ufficio, potrai comunque riaprirne una nuova, ma i debiti già accumulati non verranno cancellati e continuerai a rispondere per essi.
Debiti verso banche e creditori privati
Se hai debiti con le banche, fornitori o altri creditori privati, la chiusura della partita Iva non annulla queste pendenze. Ad esempio, se hai prestiti non rimborsati o fatture non pagate, le banche o gli altri creditori possono intraprendere azioni legali per recuperare i crediti, come decreti ingiuntivi o azioni di recupero crediti, che potrebbero portare a pignoramenti di conti bancari, stipendi o beni immobili.
Questo vale soprattutto per le ditte individuali, in cui il titolare è personalmente responsabile e risponde con il proprio patrimonio per i debiti contratti durante l’attività. Anche dopo la cessazione dell’attività, i creditori possono rivalersi sui beni personali del titolare, come la casa, l’auto o altri beni di valore.
La differenza di responsabilità tra ditte individuali e società
Un aspetto fondamentale da considerare riguarda la responsabilità del titolare rispetto ai debiti aziendali. Come abbiamo anticipato, nel caso delle ditte individuali e dei liberi professionisti, il titolare è responsabile illimitatamente con il proprio patrimonio personale per i debiti contratti durante l’attività.
Per le società (come le Srl o Srls), invece, la responsabilità è limitata al capitale sociale. I soci non sono responsabili con i propri beni personali per i debiti aziendali, salvo che non ci siano gravi errori di gestione o atti illeciti. In questo caso, anche se la società chiude la partita Iva, i soci non rischiano i propri beni personali, a meno che non siano stati coinvolti in pratiche di mala gestione.
Come chiudere correttamente la partita Iva
La chiusura della partita Iva deve essere formalizzata attraverso la presentazione di una dichiarazione di cessazione dell’attività. Se si tratta di una persona fisica, si utilizza il modello AA9/12, mentre per le società è necessario il modello AA7/10. La richiesta di cessazione deve essere inviata all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla fine dell’attività.
Oltre alla chiusura della partita Iva, è essenziale cessare le posizioni previdenziali con l’INPS o altre casse previdenziali. Prima di procedere con la chiusura, è sempre consigliato cercare di regolarizzare tutte le posizioni debitorie, se possibile, o avviare piani di rateizzazione per i debiti fiscali e previdenziali. Questo ti aiuterà a evitare problematiche legali e pignoramenti.
In situazioni particolarmente difficili, dove i debiti sono elevati e non riesci a saldarli, è possibile considerare la composizione della crisi da sovraindebitamento. Questo strumento ti aiuta a risolvere situazioni di indebitamento grave, creando un accordo con i creditori per un rimborso più sostenibile e risolvendo i problemi legati a debiti eccessivi.