Case in affitto sempre più introvabili e canoni che pesano per quasi un quarto sul valore dello stipendio medio. Quello della casa è indubbiamente un tema caldo e fondamentale, la cui soluzione è avvertita come urgente su molti fronti, in particolare dalla Confederazione dell'industria italiana.
Ed è ragionevole credere che - in un momento in cui tutti i settori produttivi manifestano difficoltà a trovare persone qualificate - la possibilità di reperire alloggi sicuri ed economici avrebbe, quale effetto immediato, quello di implementare la mobilità, oltre che favorire l'attrazione di figure specializzate dall'estero, facilitando, al contempo, l'accesso dei ragazzi al mondo delle imprese. Il risultato finale sarebbe certamente quello di rendere il mercato del lavoro più flessibile.
Dell’insostenibilità del canone si è occupato il Sole 24 Ore. L’analisi del quotidiano economico ha confrontato le retribuzioni da lavoro dipendente, ricavate dalle dichiarazioni dei redditi, con l’andamento dei canoni di locazione sul mercato libero (contratti 4+4) e sul mercato concordato (contratti 3+2), partendo dalle ultime rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate.
Ebbene, dai dati rilevati è emerso che almeno in sei capoluoghi il peso del canone libero supera il 40%, per arrivare al 46,5% a Firenze, al 41,5% a Roma e al 40,2% a Bologna. A Milano la quota è del 37,4%.
Si tratta di cifre, queste appena riportate, che danno la misura delle difficoltà lamentate da inquilini e imprese.
E, invero, mancano alloggi per studenti, per il personale neoassunto dagli ospedali, per famiglie che - non riuscendo ad accedere al credito per l’acquisto della prima casa - si spostano sulla locazione. Inoltre cresce la propensione dei proprietari verso gli affitti brevi per vacanze, sottraendo così mercato agli affitti tradizionali. Meno immobili e più richieste portano – è inevitabile - ad aumenti vertiginosi di prezzo e difficoltà nel reperire il prodotto sul mercato.
"Servono alloggi con un costo sostenibile non solo per chi arriva dall'estero ma anche per chi si trasferisce da una città all'altra": in tali termini si è di recente espresso il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, prospettando quale soluzione possibile alle criticità evidenziate quella di un “affitto calmierato”.
Ecco allora che - facendo anche seguito alle interlocuzioni pregresse - sul tavolo del Governo, impegnato nella prossima manovra finanziaria, spunta una sorta di piano casa dedicato ai giovani lavoratori neoassunti.
Di cosa si tratta?
Il fulcro della proposta suggerita da Orsini ruota intorno alla possibilità di prevedere, in via temporanea, per i lavoratori di primo impiego, affitti calmierati con una soglia del canone "non superiore ai 500 euro al mese, pari a circa il 25% del salario". La linea di credito sugli affitti ai neoassunti - ad avviso del presidente di Confindustria - non dovrebbe ricadere solo sulle imprese; per non gravare sulla produzione si richiede "il necessario coinvolgimento di altri attori finanziari".
In tal senso, un'ipotesi allo studio guarda al ruolo di "Cdp real asset" - la Fondazione Cassa Depositi e Prestiti - che dagli investimenti in studentati potrebbe estendersi anche agli alloggi per i lavoratori di primo impiego.
Una volta messo a punto il meccanismo finanziario, il piano casa punterebbe poi sullo sviluppo immobiliare di alloggi destinati ai giovani lavoratori. In quest'ottica lo Stato, con l'ausilio del demanio, metterebbe a disposizione delle imprese i luoghi dove realizzare le abitazioni per i propri dipendenti.
Una volta messo a punto il meccanismo finanziario, il piano casa punterebbe poi sullo sviluppo immobiliare di alloggi destinati ai giovani lavoratori. In quest'ottica lo Stato, con l'ausilio del demanio, metterebbe a disposizione delle imprese i luoghi dove realizzare le abitazioni per i propri dipendenti.