Non è legittimo il contratto collettivo che si limiti a spostare il giorno di riposo settimanale, senza prevedere alcun beneficio economico o altra forma di compensazione. Anche in caso di differimento del riposo a un giorno diverso dalla domenica, infatti, deve essere garantito un trattamento aggiuntivo.
Con la sentenza n. 31712 del 10 dicembre 2024, la Cassazione afferma che il lavoro domenicale, anche nell’ipotesi in cui il CCNL preveda solo il differimento del riposo settimanale in un giorno diverso, deve essere comunque compensato per la sua intrinseca penosità.
La vicenda
Un gruppo di lavoratori turnisti, impiegati nelle pulizie presso l’aeroporto di Malpensa, aveva richiesto una maggiorazione salariale per il lavoro svolto di domenica. In primo grado, l’azienda era stata condannata al pagamento di una maggiorazione del 30%, decisione poi confermata dalla Corte d’Appello di Milano. I giudici di merito avevano stabilito che la mancata previsione di una maggiorazione nel CCNL applicato non offriva adeguato riconoscimento ai sacrifici sostenuti - sul piano umano e familiare - e richiesti dal lavoro domenicale.
La Corte d’Appello di Milano accoglie la predetta domanda, sul presupposto che il CCNL applicato, prevedendo solo il riposo compensativo per i dipendenti impiegati la domenica, non indennizzasse gli interessi umani e familiari compromessi dal lavoro domenicale.
La sentenza
La Suprema Corte – allineandosi a quanto stabilito dalla Corte d’Appello - rileva che la traslazione del giorno di riposo non comporta alcun vantaggio economico o di altra natura per il lavoratore occupato di domenica.
Secondo la Cassazione, il lavoratore che presta la propria attività nella giornata di domenica ha diritto, anche nell'ipotesi di differimento del riposo settimanale in un giorno diverso, ad essere in ogni caso compensato per la particolare penosità della collocazione temporale del suo lavoro. Laddove detta maggiorazione non sia prevista dalla contrattazione collettiva, può essere determinata dal giudice e può consistere anche in benefici non necessariamente economici.
In base a queste premesse, la Suprema Corte rigetta il ricorso della società, confermando il diritto dei dipendenti a vedersi riconosciuta la maggiorazione prevista dalla pronuncia di merito.
La Corte ha poi chiarito che non esiste una regola universale per il trattamento del lavoro domenicale. La maggiorazione del 30% applicata ai lavoratori aeroportuali non deve essere considerata un parametro fisso, ma una decisione specifica legata alle circostanze particolari del caso.
Tuttavia, resta fermo un principio generale: il lavoro domenicale deve essere adeguatamente compensato, sia con un riconoscimento economico, sia attraverso il riconoscimento di riposi compensativi, in base alla natura e alle esigenze del lavoro svolto.
Le implicazioni
Questo indirizzo si inserisce in un filone giurisprudenziale che, in alcuni casi, attribuisce al giudice il compito di integrare i trattamenti economici previsti dalle parti sociali, quando questi non garantiscono un livello minimo e dignitoso di retribuzione
Per i lavoratori, questa sentenza rappresenta una conquista significativa rispetto ai diritti legati alla qualità della vita e alla conciliazione tra lavoro e vita privata. In particolare, il riconoscimento di una maggiorazione per il lavoro domenicale evidenzia l’importanza di riconoscere il sacrificio di chi è chiamato a lavorare in giorni destinati al riposo e alla vita familiare.
Per le aziende, invece, questa decisione non può che rappresentare un’ulteriore fonte di incertezza, riflettendo un cambiamento nella visione tradizionale del ruolo esclusivo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) nel determinare le condizioni economiche e normative dei lavoratori. I giudici, infatti, possono intervenire in determinate situazioni per garantire trattamenti più favorevoli, soprattutto quando le disposizioni contrattuali risultano insufficienti nel tutelare la dignità del lavoratore. Ebbene, questa facoltà configura potenziali difficoltà nella programmazione economica e organizzativa, soprattutto in settori dove i contratti collettivi offrono retribuzioni basse o non particolarmente dettagliate.
Con la sentenza n. 31712 del 10 dicembre 2024, la Cassazione afferma che il lavoro domenicale, anche nell’ipotesi in cui il CCNL preveda solo il differimento del riposo settimanale in un giorno diverso, deve essere comunque compensato per la sua intrinseca penosità.
La vicenda
Un gruppo di lavoratori turnisti, impiegati nelle pulizie presso l’aeroporto di Malpensa, aveva richiesto una maggiorazione salariale per il lavoro svolto di domenica. In primo grado, l’azienda era stata condannata al pagamento di una maggiorazione del 30%, decisione poi confermata dalla Corte d’Appello di Milano. I giudici di merito avevano stabilito che la mancata previsione di una maggiorazione nel CCNL applicato non offriva adeguato riconoscimento ai sacrifici sostenuti - sul piano umano e familiare - e richiesti dal lavoro domenicale.
La Corte d’Appello di Milano accoglie la predetta domanda, sul presupposto che il CCNL applicato, prevedendo solo il riposo compensativo per i dipendenti impiegati la domenica, non indennizzasse gli interessi umani e familiari compromessi dal lavoro domenicale.
La sentenza
La Suprema Corte – allineandosi a quanto stabilito dalla Corte d’Appello - rileva che la traslazione del giorno di riposo non comporta alcun vantaggio economico o di altra natura per il lavoratore occupato di domenica.
Secondo la Cassazione, il lavoratore che presta la propria attività nella giornata di domenica ha diritto, anche nell'ipotesi di differimento del riposo settimanale in un giorno diverso, ad essere in ogni caso compensato per la particolare penosità della collocazione temporale del suo lavoro. Laddove detta maggiorazione non sia prevista dalla contrattazione collettiva, può essere determinata dal giudice e può consistere anche in benefici non necessariamente economici.
In base a queste premesse, la Suprema Corte rigetta il ricorso della società, confermando il diritto dei dipendenti a vedersi riconosciuta la maggiorazione prevista dalla pronuncia di merito.
La Corte ha poi chiarito che non esiste una regola universale per il trattamento del lavoro domenicale. La maggiorazione del 30% applicata ai lavoratori aeroportuali non deve essere considerata un parametro fisso, ma una decisione specifica legata alle circostanze particolari del caso.
Tuttavia, resta fermo un principio generale: il lavoro domenicale deve essere adeguatamente compensato, sia con un riconoscimento economico, sia attraverso il riconoscimento di riposi compensativi, in base alla natura e alle esigenze del lavoro svolto.
Le implicazioni
Questo indirizzo si inserisce in un filone giurisprudenziale che, in alcuni casi, attribuisce al giudice il compito di integrare i trattamenti economici previsti dalle parti sociali, quando questi non garantiscono un livello minimo e dignitoso di retribuzione
Per i lavoratori, questa sentenza rappresenta una conquista significativa rispetto ai diritti legati alla qualità della vita e alla conciliazione tra lavoro e vita privata. In particolare, il riconoscimento di una maggiorazione per il lavoro domenicale evidenzia l’importanza di riconoscere il sacrificio di chi è chiamato a lavorare in giorni destinati al riposo e alla vita familiare.
Per le aziende, invece, questa decisione non può che rappresentare un’ulteriore fonte di incertezza, riflettendo un cambiamento nella visione tradizionale del ruolo esclusivo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) nel determinare le condizioni economiche e normative dei lavoratori. I giudici, infatti, possono intervenire in determinate situazioni per garantire trattamenti più favorevoli, soprattutto quando le disposizioni contrattuali risultano insufficienti nel tutelare la dignità del lavoratore. Ebbene, questa facoltà configura potenziali difficoltà nella programmazione economica e organizzativa, soprattutto in settori dove i contratti collettivi offrono retribuzioni basse o non particolarmente dettagliate.