Brocardi.it - L'avvocato in un click! REDAZIONE

Ispezioni fiscali, i metodi usati da GdF e AdE violano i diritti umani: novità in arrivo e risarcimenti per le aziende

Fisco - -
Ispezioni fiscali, i metodi usati da GdF e AdE violano i diritti umani: novità in arrivo e risarcimenti per le aziende
Recentemente, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per violazione dei diritti umani, costringendo il nostro Paese a rivedere le normative sugli accessi e le ispezioni fiscali e sottolineando la necessità di una maggiore regolamentazione e protezione per le aziende e i cittadini
L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, nell’ambito delle operazioni di controllo fiscale, sono dotate di un ampio spettro di poteri istruttori e di controllo, previsti dalla legge al fine di raccogliere prove riguardanti possibili evasioni fiscali. Tali attività, note come controlli sostanziali, vanno oltre le normali verifiche documentali e rappresentano un vero e proprio potere d’indagine, che consente alle autorità fiscali di accedere a determinati luoghi, ispezionare documenti e compiere verifiche approfondite.
Tuttavia, la portata di questi poteri non è priva di criticità, soprattutto per l’invasività delle operazioni, che potrebbero mettere il contribuente in una posizione di vulnerabilità psicologica, talvolta portandolo a commettere errori che potrebbero avere gravi conseguenze in sede processuale.

L'accesso, inteso come il diritto delle autorità fiscali di entrare in un luogo senza necessità di consenso, segna l'inizio dell'attività accertativa. Per essere legittimo, l'accesso deve essere effettuato durante l'orario ordinario di attività e in modo da arrecare il minor disturbo possibile, sia alle attività aziendali che alle relazioni professionali o commerciali del contribuente (art. 12 dello st. del contribuente). Nel caso di accesso al domicilio del contribuente, l’ispettore deve essere munito di un’autorizzazione rilasciata dal Procuratore della Repubblica, e tale accesso è giustificato solo in presenza di gravi indizi di violazioni fiscali.

Le ispezioni fiscali sono azioni dirette a ottenere prove di evasione fiscale e si caratterizzano per la loro invasività. Per procedere con ispezioni particolarmente intrusive, come quelle che riguardano perquisizioni personali, apertura forzata di cassette di sicurezza o accesso a dispositivi elettronici (server, e-mail, PC), l'amministrazione fiscale deve essere autorizzata dal Pubblico Ministero.

Le verifiche sono attività di controllo finalizzate a identificare irregolarità o inadempimenti fiscali. Un esempio tipico di verifica è il controllo sulle rimanenze di magazzino. Le verifiche devono essere giustificate da “esigenze effettive di indagine e controllo sul luogo”, che devono essere esplicitate nel verbale redatto il primo giorno di verifica (art. 12, legge 212/2000). All’inizio di ogni verifica, gli ispettori sono obbligati a informare il contribuente riguardo alle motivazioni e all'oggetto del controllo, nonché sulla possibilità di farsi assistere da un professionista durante l'ispezione.

Al riguardo, si è di recente pronunciata, con un’importante sentenza, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la quale ha condannato l'Italia disponendo risarcimenti a favore di 13 aziende, in quanto le verifiche fiscali - compresi ispezioni e accessi - risultano lesive dei diritti umani poiché violano la privacy. Inoltre, secondo la CEDU, il sistema italiano non offre adeguate protezioni e garanzie per i contribuenti.

Tale decisione sorge a seguito di alcuni controlli fiscali attuati dalla Guardia di Finanza su tredici aziende ubicate nella provincia di Foggia.
Nonostante la normativa italiana sia piuttosto dettagliata relativamente agli accessi e ai controlli nelle sedi aziendali, ciò non è stato sufficiente per evitare l'attivazione di una procedura da parte della CEDU per violazione dei diritti umani.

La condanna per violazione dei diritti umani è attribuibile alle azioni della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Entrate che, tra il 2018 e il 2022, hanno organizzato ispezioni presso le sedi di tredici aziende, comportando accessi fisici e il sequestro di documenti contabili e fiscali, dando luogo a una potenziale violazione della privacy e dell'inviolabilità del domicilio.
A seguito di queste operazioni, le aziende hanno presentato ricorso, portando la Corte Europea dei Diritti Umani a condannare l'Italia a risarcire ciascuna impresa con un importo di 3.200 euro.
La CEDU ha invitato l'Italia a rivedere le procedure in materia di accesso e ispezione. I punti chiave riguardano le giustificazioni necessarie per effettuare tali accessi. La Corte ha messo in evidenza come la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate esercitino un potere discrezionale illimitato riguardo alle modalità e alle condizioni delle verifiche. In sostanza, non vi è una chiara regolamentazione sui casi in cui possa essere autorizzato l'accesso ai locali per le ispezioni da parte di queste autorità. Inoltre, non risultano adeguatamente codificate le tipologie di controlli effettuabili in sede.
In questo modo, si verifica un eccesso di potere a danno dei contribuenti, esponendo sia le aziende sia i cittadini a possibili violazioni dei loro diritti. La CEDU sottolinea che, indipendentemente dalla scoperta di effettive irregolarità, come l'evasione fiscale, la lotta contro tale fenomeno non deve compromettere il diritto alla difesa e alle protezioni fondamentali.

La Corte ha evidenziato che la legislazione nazionale deve fornire una chiara definizione delle circostanze e delle condizioni che giustificano l'accesso per le ispezioni. Ciò al fine di garantire un controllo costante sull'operato degli ispettori.
Inoltre, è stato sottolineato che la normativa deve contenere misure che consentano a imprese e professionisti di verificare se le autorità rispettino i criteri e le condizioni di accesso.
L'Italia è ora costretta a riformare le disposizioni riguardanti gli accessi e le ispezioni fiscali, affinché tali operazioni siano condotte nel rispetto dei diritti umani. In caso contrario, chiunque si trovi sottoposto a ispezioni e verifiche potrebbe avviare ricorsi per violazione dei diritti umani, portando l'Italia a trovarsi in una condizione di continua esposizione al rischio di dover risarcire danni legati alle attività di controllo.


Notizie Correlate

Hai un dubbio o un problema su questo argomento?

Scrivi alla nostra redazione giuridica

e ricevi la tua risposta entro 5 giorni a soli 29,90 €

Nel caso si necessiti di allegare documentazione o altro materiale informativo relativo al quesito posto, basterà seguire le indicazioni che verranno fornite via email una volta effettuato il pagamento.