La conseguenza diretta di tali furti, siano essi materiali (con sottrazione della carta di credito) o “virtuali” (con sottrazione dei dati di accesso alla propria pagina personale), è essenzialmente una: trovarsi innanzi a prelievi o transazioni non autorizzati.
Quindi, cosa bisogna fare in caso di furto dei propri strumenti di pagamento?
La prima cosa da fare è chiamare la propria Banca per chiedere il blocco immediato della carta (o dei codici di accesso alle piattaforme di home banking) e recarsi prontamente dai Carabinieri o dalla Polizia di Stato per denunciarne il furto.
Dopo aver controllato il proprio conto corrente e verificato dettagliatamente tutti gli addebiti presenti, laddove si riscontrino – appunto – prelievi o pagamenti illeciti e/o fraudolenti, il passo successivo consiste nel presentare un reclamo alla propria Banca.
Tale reclamo è generalmente redatto su uno specifico modulo predisposto dalla stessa Banca (rinvenibile sul relativo sito internet), da inviare a mezzo raccomandata o posta elettronica certificata. Ad esso deve essere allegata anche una copia della denuncia presentata alle Autorità.
Quanto al contenuto del reclamo, il cliente/correntista dovrà indicare specificamente tutte le operazioni non autorizzate al fine di disconoscerle.
All’esito di questa procedura, la Banca potrà risarcire il cliente di tutte le somme sottratte, derivanti dalle operazioni fraudolente o illecite, come indicate nel suddetto modulo di reclamo.
È importante sottolineare che il cliente/correntista ha il dovere di attivarsi immediatamente una volta avuta conoscenza del furto o dell’utilizzo illegittimo dei propri strumenti di pagamento.
Infatti il cliente potrebbe essere ritenuto responsabile (e la Banca rifiutare il risarcimento) se, con il proprio comportamento, abbia consentito o aggravato le transazioni illegittime.
Se, invece, all’esito del reclamo la Banca non vuole risarcire tali somme?
La strada da intraprendere, a questo punto, è quella della tutela giudiziale.
Ciò, ad esempio, è quanto accaduto ad una donna anziana nel Lazio dopo aver subito il furto della borsa in cui era contenuta la carta di credito con relativo codice PIN.
La donna, dopo aver seguito tutto la procedura sopra descritta, si è vista negare dalla Banca il risarcimento delle somme fraudolentemente sottratte per aver conservato insieme carta di credito e codice PIN.
La questione è stata sottoposta al Giudice di Pace di Roma che, invece, ha condannato la Banca alla restituzione integrale delle somme e sottolineando – anzi – la condotta inadeguata della Banca, attivatasi tardivamente per il blocco della carta di credito, nonostante la tempestiva richiesta di blocco della carta.
Infatti, bisogna tener presente che la Banca, nell’esercizio delle proprie attività ed erogazione di servizi, è tenuta ad osservare una diligenza di tipo tecnico (art. 1176 c.c.).
In quest’ottica, già a partire dal D. Lgs. 11/2010, tutti gli Istituti di credito sono tenuti a proteggere i propri clienti attraverso l’adozione di misure idonee a garantire che tutte le operazioni compiute (siano esse online o allo sportello) siano riconducibili solo al cliente.
Di conseguenza, l’onere della prova grava (quasi) esclusivamente sulla Banca. Se la Banca non riesce a provare che l’operazione abusiva o fraudolenta sia avvenuta con la complicità del cliente, o che da quest’ultimo fosse stata autorizzata, è tenuta a risarcire il cliente di tutte le somme a questi sottratte.