Sebbene si tratti di una circostanza piuttosto ordinaria, essere fermati a un posto di blocco può generare notevole stress e apprensione, soprattutto per i guidatori meno esperti.
Al fine di evitare di incorrere in sanzioni, è essenziale mantenere un atteggiamento collaborativo. Infatti, un comportamento che ostacoli il lavoro delle forze dell’ordine è, innanzitutto, controproducente per chi lo pone in essere, potendo integrare (in presenza di alcuni presupposti) una fattispecie di reato, ma danneggia anche la collettività.
Diversi dai posti di blocco sono i posti di controllo, che hanno luogo quando gli agenti fermano veicoli a campione. Un posto di blocco, invece, impone il passaggio obbligato attraverso un’unica corsia e consente il controllo potenziale di tutti i veicoli in transito.
Poiché normalmente si tratta di controlli piuttosto rapidi, salvo necessità particolari, è fondamentale comportarsi in modo appropriato per velocizzare la procedura ed evitare così complicazioni inutili.
Vediamo come comportarsi al meglio e, soprattutto, quali sono i comportamenti da evitare qualora si venga fermati a un posto di blocco.
Come detto, essere fermati a un posto di blocco può, in determinati casi, generare panico sia nella persona che guida sia nei passeggeri. La paura e l’ansia per i controlli possono indurre alcuni soggetti a confessare colpe per condotte che, in realtà, non hanno posto in essere.
Se da un lato ammettere eventuali responsabilità è corretto, dall’altro è importante farlo solo quando si è certi di aver commesso un’infrazione. In caso di dubbi circa la regolarità delle proprie condotte è meglio ascoltare attentamente le contestazioni degli agenti, dopodiché rispondere alle stesse con onestà, senza ostacolare i controlli.
Spesso si consiglia di non ammettere nemmeno colpe evidenti, sperando che possano passare inosservate, soprattutto se non gravi. Anche se questo comportamento è legalmente consentito, è discutibile dal punto di vista etico e civico. Infatti, sebbene nel nostro ordinamento non sussista alcun obbligo di autoincriminarsi (in base al principio del nemo tenetur se detegere), al contempo nessuno dovrebbe impedire od ostacolare il lavoro delle forze dell’ordine.
Il panico ingenerato nei conducenti, infatti, potrebbe indurli a parlare più del dovuto, facendo così sorgere dubbi negli agenti. Il consiglio, quindi, è di limitarsi a rispondere alle domande poste dalle forze dell’ordine, fornendo le eventuali e dovute spiegazioni, se richieste.
Altro fattore importante da tenere in considerazione attiene agli atteggiamenti che ciascun conducente può assumere nel corso di un controllo.
Ebbene, la consapevolezza circa i propri diritti e doveri, nonché circa i poteri che gli agenti possono esercitare durante un normale controllo è sicuramente fondamentale.
Tuttavia, è pur sempre opportuno evitare atteggiamenti aggressivi o eccessivamente compiacenti. Esistono infatti vari reati legati a comportamenti illeciti posti in essere nei confronti dei pubblici ufficiali, tra cui il più comune è sicuramente il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, ai sensi dell’art. 341 bis del c.p.. Questo reato si commette quando si offende pubblicamente un agente, ad esempio urlando insulti dal finestrino. La commissione di tale reato comporta la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Infine, il peggiore degli errori è cercare di evitare un posto di blocco, non arrestando il veicolo e tentando la fuga. Tale condotta, infatti, può comportare l’irrogazione di una sanzione a carico del conducente, che varia da 1.256 a 5.030 euro, la perdita di 10 punti sulla patente e una possibile denuncia.
In generale, non fermarsi a un posto di controllo o di blocco non costituisce reato, ma comporta solo una sanzione amministrativa, come chiarito anche dalla giurisprudenza. Tuttavia, la situazione cambia drasticamente se il conducente, invece di fermarsi all'alt delle forze dell'ordine, decide di fuggire accelerando per seminare gli inseguitori.
Secondo la giurisprudenza, quando il mancato arresto al posto di blocco è seguito da una fuga ad alta velocità, con una guida pericolosa che mette a rischio gli altri utenti della strada, con l'obiettivo di eludere il controllo, si configura il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto e punito dall’art. 337 del c.p..
La Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione in un caso riguardante un motociclista che, dopo essere stato fermato dai carabinieri con la paletta d'ordinanza, invece di rallentare o fermarsi, è fuggito ad altissima velocità per le strette vie di un centro storico, mettendo così in pericolo la sicurezza dei militari e degli altri utenti della strada.
Anche ignorare un semplice posto di controllo, ovvero non fermarsi all’alt degli agenti, comporta l’irrogazione di una sanzione da 80 a 318 euro, la decurtazione di 3 punti dalla patente e il fermo del veicolo.
La differenza nelle sanzioni riflette le diverse finalità e modalità di attuazione dei posti di blocco e di controllo. Infatti, mentre ignorare un posto di blocco costituisce indubbiamente un atto volontario, non fermarsi a un posto di controllo può essere dovuto a mera distrazione.