La questione sulle opere d'arte, su cui recentemente si è pronunciato il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio, è sorta tempo addietro, quando Margherita Agnelli ha denunciato il furto di diversi dipinti di grande valore, che sarebbero scomparsi da un caveau in Svizzera. In particolare, si tratterebbe di opere di Balla, Bacon, De Chirico, Gerome, Monet e Picasso, tutti svaniti nel nulla, secondo le parole della donna.
Sono quindi partite le indagini, da cui però sarebbe emerso che, in realtà, queste opere non sarebbero mai state custodite nel caveau indicato dalla figlia dell'Avvocato. Un vero e proprio giallo, una trama degna di un film.
La vicenda dei dipinti, però, non si è esaurita con questa denuncia, anzi. Le opere d'arte sono divenute terreno di scontro, e la questione è giunta sino al TAR del Lazio.
La collezione dell'Avvocato, difatti, oltre ad essere di valore inestimabile e il sogno di tutti gli appassionati d'arte, è anche oggetto di un elenco pubblico presso il Ministero della cultura. Presso questo elenco sono registrate le “opere notificate” di Gianni Agnelli. Ma che si intende per "opere notificate?"
La notifica è l’atto con il quale il Ministero della cultura comunica al proprietario di un'opera che tale bene è stato dichiarato di particolare interesse dal punto di vista culturale. In virtù di un provvedimento amministrativo, quindi, ad un’opera d’arte di proprietà di un privato può essere assegnato lo status di bene culturale, in virtù dell'interesse storico-artistico.
Ebbene, anche le opere dell'Avvocato sono contenute in un registro pubblico, teoricamente consultabile. Tuttavia, dopo che un giornalista di "Report" ne ha richiesto l'accesso al Ministero, che glielo ha concesso, Ginevra, John e Lapo hanno presentato un esposto, opponendosi all'ostensibilità, e si sono rivolti al Tar del Lazio.
In particolare, secondo i nipoti di Gianni Agnelli, l'accesso a tale registro nazionale violerebbe la privacy e il diritto di proprietà degli eredi. L'organo di giustizia amministrativa ha dato ragione ai fratelli, e ha accolto la loro richiesta di sospensione cautelare. L'udienza di merito è fissata per il 31 ottobre ma, nel mentre, il diritto alla riservatezza dei tre fratelli Elkann è stato riconosciuto prevalente rispetto all'interesse giornalistico, ed è stato sospeso l'accesso al registro detenuto presso il Ministero della cultura, precedentemente accordato al giornalista della trasmissione "Report".
Ma la vicenda sull'eredità Agnelli difficilmente si fermerà qui. Alla base vi sono diversi contenziosi legati al patrimonio. Margherita Agnelli, difatti, nel 2004 aveva concluso due accordi per regolare l'eredità dei genitori. In particolare, aveva scelto di vendere le azioni legate alla Fiat, temendone il tracollo, ed era uscita dalla Dicembre, la società della famiglia Agnelli che è alla base del loro impero. Anche in virtù di accordi con la madre Marella Caracciolo, Margherita ottenne gran parte dell’asse ereditario paterno e poté immediatamente monetizzare le quote della Dicembre. Scelta, però, di cui si pentì solo qualche anno più tardi, iniziando azioni legali al fine di vedere quegli accordi invalidati e di ottenere un supplemento di eredità; ma i giudici italiani hanno affermato la validità di tali accordi.
Margherita, inoltre, ha anche intentato delle cause in Svizzera contro i tre figli nati dal matrimonio con Alain Elkann, che al momento non le hanno portato risultati. Non si esclude, tuttavia, che le recenti vicende sulle opere della collezione dell'Avvocato conducano ad ulteriori sviluppi nella grande faida legata all'eredità degli Agnelli. Per saperne di più, non ci resta che attendere.