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Dipendenti pubblici, risarcimento fino a 40.000 euro per i precari della pubblica amministrazione: ecco la nuova legge

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Dipendenti pubblici, risarcimento fino a 40.000 euro per i precari della pubblica amministrazione: ecco la nuova legge
Ecco le tutele previste dalla nuova legge contro l’abuso dei contratti a termine
Marco è un docente precario che ha lavorato per più di 36 mesi con contratti a termine, spesso annuali, senza ottenere una stabilizzazione del rapporto di lavoro. Ha letto il testo del recente Decreto Salva infrazioni 2024, che prevede la possibilità di richiedere un’indennità per l’abuso dei contratti a tempo determinato.

Marco potrà ottenere una tutela economica per la situazione lamentata?

Quella appena descritta rappresenta una realtà notoriamente condivisa da molti insegnanti precari, così come da molti docenti di ruolo che hanno vissuto lunghi anni di precariato. Adesso la normativa attuale, con le sue recenti modifiche, ha introdotto un’importante occasione per riconoscere e tutelare i diritti di chi ha subito l'abuso di contratti a termine da parte dell’amministrazione pubblica.

In particolare, la possibilità di richiedere un risarcimento economico è stata introdotta con il D.L. n. 131 del 2024, noto come Decreto Salva infrazioni. L’articolo 12 di questo provvedimento riconosce al lavoratore, vittima dell'abuso dei contratti a termine, il diritto di avanzare una richiesta di indennizzo economico. Con l’approvazione definitiva del testo da parte del Senato, avvenuta lo scorso 6 novembre, la relativa legge di conversione sarà presto pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, rendendo così pienamente operativa questa nuova disposizione.

Ma, più nel dettaglio, cosa si legge all’articolo 12 Decreto Salva infrazioni?

La disposizione citata è stata introdotta in risposta all’azione della Commissione Europea, che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per l’abuso di contratti a termine nel settore scolastico, aprendo così un contenzioso sulla stabilità dei lavoratori precari. Si legge nel testo che “nella specifica ipotesi di danno conseguente all'abuso nell'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, fatta salva la facoltà per il lavoratore di provare il maggior danno, il giudice stabilisce un'indennità nella misura compresa tra un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità dell'ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto, avuto riguardo alla gravità della violazione anche in rapporto al numero dei contratti in successione intervenuti tra le parti e alla durata complessiva del rapporto”.

In base alla nuova norma, dunque, i lavoratori precari, inclusi docenti e personale ATA, possono ora richiedere un risarcimento che va da un minimo di 4 fino a un massimo di 24 mensilità dell’ultimo stipendio. Si tratta di un cambiamento significativo, dato che il limite precedente era fissato a 12 mensilità. Il raddoppio dell’indennizzo, invero, rafforza la tutela contro l’abuso dei contratti a termine e garantendo una compensazione più equa per il mancato accesso alla stabilizzazione.

In quale modo si potrà ottenere il risarcimento?

Secondo quanto stabilito dall’articolo 12, l’indennizzo non sarà automatico, ma andrà richiesto tramite azione giudiziaria. L’importo esatto sarà determinato dal giudice, che considererà diversi fattori come:
  • la gravità dell’abuso dei contratti a termine;
  • la durata complessiva dei contratti e il loro numero in successione;
  • eventuali danni ulteriori dimostrati dal lavoratore, che potranno essere riconosciuti oltre all’indennizzo base.

Il sindacato ANIEF stima che l’importo del risarcimento possa arrivare a circa 40.000 euro per lavoratore, a seconda delle mensilità riconosciute.
Possono accedere all’indennizzo tutti i lavoratori della pubblica amministrazione con almeno 36 mesi di servizio a termine, inclusi i docenti e il personale ATA delle scuole.

Tuttavia - occorre evidenziare - nonostante la previsione di un risarcimento economico, la norma non consente in ogni caso la conversione automatica dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato.

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