L’Italia diventa la prima nazione al mondo a dire no agli alimenti sintetici in maniera ufficiale.
Per il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si tratta di una battaglia "a difesa della salute dei cittadini, del nostro modello produttivo, della nostra qualità, della nostra cultura, semplicemente la nostra sovranità alimentare".
Il provvedimento normativo, composto da 7 articoli, prevede un generale divieto di produzione, utilizzo e immissione sul mercato di alimenti sintetici per gli operatori del settore alimentare (OSA) e dei mangimi.
Dove per cibo sintetico si intendono alimenti, bevande e mangimi prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati.
L’obiettivo indicato dal legislatore è quello di assicurare un livello massimo di tutela della salute umana.
Non chiamateli hamburger di soia
Il DDL proibisce anche il ricorso a “nomi ingannevoli” per il consumatore, per i cibi sintetici derivati da proteine vegetali.
Difatti, si vuole porre un veto categorico all’uso della denominazione "carne" per tutti i prodotti a base vegetale trasformati in laboratorio.
In pratica, ciò significa che non potremo più vedere nei supermercati le scritte: hamburger di tofu, bistecca di soia, mortadella vegetale, bresaola di seitan e così via.
Uno stop perentorio al cosiddetto “meat sounding”, a tutela del consumatore e degli acquisti consapevoli.
In realtà, c’è da dire che i prodotti di origine animale hanno sempre goduto di ampia tutela legislativa.
Infatti, gli alimenti vegetali con denominazioni che richiamano la carne erano già stati oggetto di disciplina da parte del regolamento UE 1169/2011. Tale regolamento prevede che, nel caso di alimenti in cui ci sono ingredienti che i consumatori danno per scontati, l'etichetta rechi una chiara indicazione del componente o dell’ingrediente utilizzato per la sostituzione parziale o completa.
Per semplificare, secondo il regolamento UE, quando compriamo una bistecca di soia al supermercato, oltre alla classica lista degli ingredienti, sin da ora già troviamo, in evidenza sulla confezione, tutte le diciture necessarie per non "cadere nella trappola".
Multe salate per i trasgressori
Sono previste, inoltre, multe salate per tutti gli operatori del settore alimentare e del comparto mangimi che disattendono la normativa.
Tra le sanzioni si prevedono:
- confisca della merce;
- sanzione amministrativa pecuniaria dai 10mila euro ai 60mila euro, o del 10 per cento del fatturato totale annuo realizzato nell’ultimo esercizio quando tale importo è superiore a 60mila euro. In ogni caso, la sanzione massima non potrà superare i 150mila euro;
- chiusura dello stabilimento di produzione da uno a tre anni. In tale periodo, inoltre, i soggetti sanzionati non potranno usufruire di finanziamenti o contributi pubblici dello Stato o dell’UE.