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Blocco del conto corrente, ecco come sbloccarlo in caso di morte di un parente diretto: scopri la procedura completa

Blocco del conto corrente, ecco come sbloccarlo in caso di morte di un parente diretto: scopri la procedura completa
Conti correnti attivi e bloccati per la morte di un proprio caro: ecco come procedere. Il primo passo: la dichiarazione di successione
Potrebbe capitare, e purtroppo capita, che alla morte di una persona cara, nostro malgrado, dobbiamo in qualità di eredi e/o coeredi fare fronte ad una serie di adempimenti. La cosa più comune è che la persona defunta abbia lasciato in eredità uno o anche più rapporti di conto corrente fra i beni da dividere.
Ebbene, l’istituto di credito è legittimato a congelare il conto corrente di un soggetto defunto non appena viene a conoscenza del suo decesso, per proteggerlo da accessi da parte di persone non autorizzate (art. 48 D. Lgs 346/1990). La legge, peraltro, vieta anche ai debitori del defunto di effettuare pagamenti in suo favore (e quindi ai suoi eredi) prima che sia partita la pratica di successione.

Come sbloccare allora il conto corrente del defunto?
Per sbloccare il conto, la banca richiede la dichiarazione di successione unitamente alla dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che accerta l’identità degli eredi, il certificato di morte e, in caso di testamento, occorre indicarne gli estremi nella dichiarazione.
In primo luogo, occorre quindi presentare la dichiarazione di successione. La dichiarazione viene effettuata presso l’Agenzia delle Entrate e deve contenere al suo interno i dati dell’intero patrimonio del soggetto defunto. Ha valore fiscale e va presentata entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, che coincide, generalmente, con la data del decesso del contribuente. Va presentata esclusivamente online, tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate. Il documento di successione non implica accettazione tacita dell’eredità. Questo vuol dire che un erede può successivamente decidere di rinunciare all’eredità.
Dopo aver ricevuto la dichiarazione di successione e l’atto notorio, la banca - entro 30 giorni - procede a sbloccare il conto corrente. Solo a questo punto gli eredi potranno comunicare alla banca le decisioni per la futura gestione del conto corrente: decidere se chiudere il conto e prelevare le somme, ovvero mantenerlo attivo e proseguire il rapporto subentrando al defunto.

Va sempre presentata la dichiarazione di successione?
Ci sono dei casi in cui è possibile evitare di presentare in banca la dichiarazione di successione per sbloccare il conto corrente del defunto, quando il patrimonio:
a) non supera i 100.000 mila euro;
b) non comprende immobili o diritti reali immobiliari;
c) gli eredi sono limitati al coniuge e/o ai familiari in linea retta del defunto.

È sempre necessario il consenso di tutti gli eredi per sbloccare il conto?
Se la banca è in possesso della dichiarazione di successione e dell’atto notorio, non è necessario il consenso di tutti gli eredi per sbloccare il conto, ed ognuno potrà presentarsi in filiale per ottenere in proporzione la rispettiva quota di spettanza. Anche la giurisprudenza di legittimità ha affermato il principio secondo cui “ogni co-erede può agire anche per l’adempimento del credito ereditario pro quota, e senza che la parte debitrice possa opporsi adducendo il mancato consenso degli altri co-eredi, dovendo trovare risoluzione gli eventuali contrasti insorti tra gli stessi nell’ambito delle questioni da affrontare nell’eventuale giudizio di divisione" (Corte di cassazione, sentenza n. 27417 del 20-11-2017).

Ma se un erede non firma l’atto notorio di successione, richiesto dalla banca per procedere allo sblocco del conto corrente?
In tal caso la banca non può sbloccare il conto corrente né procedere alla relativa chiusura. L’unica strada da percorrere è quella di avviare in Tribunale un procedimento di divisione giudiziale dell’eredità.


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