Le cartelle emesse dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione richiedono il pagamento di tasse, multe o contributi che il
contribuente non ha versato. Se il debito non viene saldato, queste cartelle assumono il valore di
titoli esecutivi, dando all'Agenzia il potere di avviare azioni come
pignoramenti o fermi amministrativi.
Per risolvere il problema delle cartelle esattoriali, spesso i contribuenti attendono misure straordinarie come rottamazioni o condoni, che permettono di chiudere i conti a condizioni più vantaggiose.
Tuttavia,
esistono soluzioni che possono essere adottate anche in assenza di rottamazioni, permettendo di risparmiare sanzioni e
interessi o, addirittura, di annullare del tutto la cartella.
Il vantaggio della rottamazione e la sua alternativa: la prescrizione e lo sgravio parziale
La rottamazione delle cartelle esattoriali è tra gli strumenti più favorevoli per chi deve pagare debiti arretrati. Questo strumento permette di ridurre l'importo da pagare, escludendo sanzioni, interessi e aggio di riscossione. Inoltre, consente di dilazionare il pagamento del debito. Esiste, però, un'alternativa meno nota ma altrettanto vantaggiosa: sfruttare la prescrizione per ridurre l'importo della cartella.
In base alla normativa,
le cartelle esattoriali relative ai debiti con lo Stato, come l'IRPEF,
si prescrivono in dieci anni. Tuttavia,
le sanzioni e gli interessi hanno una prescrizione più breve, che spesso si limita a cinque anni. Questo significa che, se il contribuente ha una cartella esattoriale ormai vicina alla prescrizione,
può richiedere uno sgravio parziale per evitare di pagare sanzioni e interessi, mantenendo solo la parte del
tributo principale.
La possibilità di ottenere uno sgravio parziale è stata recentemente confermata dalla
Corte di Cassazione, con l'
ordinanza n. 4960 del 26 febbraio 2024, che ha riconosciuto la legittimità di questa richiesta per i contribuenti. Tuttavia, è importante ricordare che nulla è automatico: il contribuente deve
presentare una richiesta formale di sgravio per accedere a questo beneficio.
Annullamento totale: la sospensione legale della riscossione
In alcuni casi, il contribuente può ottenere l'annullamento totale della cartella esattoriale tramite la sospensione legale della riscossione, prevista dalla legge n. 228 del 2012. In pratica, se il contribuente ritiene che la richiesta di pagamento sia infondata, può rivolgersi all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate che ha emesso il ruolo e chiedere il riesame della cartella. Questo procedimento, noto come autotutela, può portare all'annullamento totale o parziale della cartella.
Il contribuente può chiedere la sospensione legale della riscossione se:
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il pagamento del debito è avvenuto prima dell'iscrizione a ruolo;
-
l'ente creditore ha emesso un provvedimento di sgravio;
-
la prescrizione o decadenza è intervenuta prima che il ruolo diventasse esecutivo;
-
l'ente creditore ha disposto una sospensione amministrativa;
-
è in corso una sospensione giudiziale;
-
una sentenza ha annullato in tutto o in parte la pretesa dell'ente creditore.
Se il contribuente rientra in una delle situazioni previste per la sospensione legale, può presentare una domanda di sospensione all'Agenzia delle Entrate-Riscossione. La domanda va inoltrata entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale.
Una volta ricevuta la richiesta, l'Agenzia delle Entrate-Riscossione ha 10 giorni per informare l'ente creditore. In caso di mancata risposta dell’ente creditore entro 220 giorni, si può procedere con l’annullamento totale della cartella.