Il sistema dei bonus edilizi prevede la possibilità di utilizzare detrazioni di imposta o di cederle a terzi con modalità alternative alla detrazione, quali la cessione diretta della detrazione oppure lo sconto in fattura praticato dal soggetto fornitore del servizio. Inizialmente ciò che aveva spinto ad introdurre queste modalità era il tentativo di favorire l’esecuzione di interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio anche ai soggetti incapienti, che altrimenti non avrebbero potuto recuperare l'eventuale detrazione maturata. Successivamente, il decreto-legge n. 34/2020, detto Decreto Rilancio, apre la cessione del bonus edilizio a qualunque tipo di credito.
Di rilievo è che i crediti d'imposta possono essere usati secondo una divisione in quote annuali, così come prevista per il soggetto cedente, inoltre, per quelle inutilizzate non è possibile né chiedere rimborso né fruirne negli anni successivi.
Nonostante le buone intenzioni alla base dell’introduzione del sistema, si sono riscontrati moltissimi abusi specie in alcuni settori, tra i quali il bonus facciate, così che il Governo ha dovuto adottare misure molto più rigide per la verifica delle agevolazioni e dei rispondenti controlli.
Ad oggi, il mercato del credito è reso poco fluido dalla catena di cessioni ammessa, portando le imprese che si sono avvalse dello “sconto in fattura” per gli interventi effettuati con un numero elevato di crediti pressoché bloccati. La risoluzione del problema prospettata consta di due diverse ipotesi; la prima prevede la possibilità di consentire agli istituti bancari una ulteriore cessione, con l’intento di rendere più semplici le compensazioni incrociate tra i soli istituti di credito, con effetti benefici nei confronti delle imprese che non riescono a monetizzare crediti da sconti in fattura concessi ai propri clienti, mentre, la seconda, richiede di trasformare i crediti edilizi in finanziamenti bancari assistiti da garanzia pubblica.
Tuttavia, in tal caso le imprese cessionarie da creditori nei confronti dello stato, diventerebbero inevitabilmente debitrici del sistema bancario.
Questo porta alla nascita di una terza soluzione con la proposta n. 2593 presentata alla Camera dei deputati, avente ad oggetto “Disposizioni in materia di utilizzazione dei crediti d’imposta compensabili per i pagamenti fra privati”, che propone la trasformazione di crediti edilizi in moneta fiscale circolante attraverso il modello F24.
In questo modo, i crediti edilizi potrebbero essere usati come strumenti per i pagamenti fra privati, oltre che in compensazione; le modalità di pagamento avverrebbero mediante modello F24 di tipo “compensativo” dotato di apposito spazio per l’apposizione delle girate. I crediti edilizi sarebbero, così, sbloccati e le imprese avrebbero la possibilità di poterli utilizzare non solo in compensazione, ma anche per poter chiudere proprie posizioni debitorie.
Per quanto riguarda bonus edilizi futuri, sarebbe opportuno revisionare i meccanismi di cessione dei suddetti crediti per far acquisire credibilità e sicurezza al sistema, lavorando specialmente sulla realizzazione di portali online su cui poter caricare tutta la documentazione richiesta per l’apposizione del visto di conformità differenziate per ogni pratica di comunicazione di cessione o opzione per sconto in fattura.
A seguito di questo passaggio a cura dell’interessato, l’Agenzia delle entrate sarebbe facilitata nei controlli di regolarità del credito, avendo già a disposizione la documentazione; infatti, dovrebbe occuparsi unicamente della certificazione del credito apponendo un apposito codice dopo il visto di conformità dato dal professionista incaricato. Questo porterebbe il meccanismo ad essere certamente più celere, consentendo la libera circolazione dei crediti, senza rischi per i potenziali cessionari.
In generale, è importante che il Governo continui a monitorare il sistema e a introdurre eventuali ulteriori modifiche per evitare abusi e garantire che i bonus edilizi raggiungano veramente i loro obiettivi di incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio e di supportare i soggetti incapienti. In questo modo, si può garantire che i bonus edilizi siano utilizzati in modo corretto e che le imprese che hanno eseguito interventi di riqualificazione possano beneficiare pienamente dei crediti d'imposta.
Di rilievo è che i crediti d'imposta possono essere usati secondo una divisione in quote annuali, così come prevista per il soggetto cedente, inoltre, per quelle inutilizzate non è possibile né chiedere rimborso né fruirne negli anni successivi.
Nonostante le buone intenzioni alla base dell’introduzione del sistema, si sono riscontrati moltissimi abusi specie in alcuni settori, tra i quali il bonus facciate, così che il Governo ha dovuto adottare misure molto più rigide per la verifica delle agevolazioni e dei rispondenti controlli.
Ad oggi, il mercato del credito è reso poco fluido dalla catena di cessioni ammessa, portando le imprese che si sono avvalse dello “sconto in fattura” per gli interventi effettuati con un numero elevato di crediti pressoché bloccati. La risoluzione del problema prospettata consta di due diverse ipotesi; la prima prevede la possibilità di consentire agli istituti bancari una ulteriore cessione, con l’intento di rendere più semplici le compensazioni incrociate tra i soli istituti di credito, con effetti benefici nei confronti delle imprese che non riescono a monetizzare crediti da sconti in fattura concessi ai propri clienti, mentre, la seconda, richiede di trasformare i crediti edilizi in finanziamenti bancari assistiti da garanzia pubblica.
Tuttavia, in tal caso le imprese cessionarie da creditori nei confronti dello stato, diventerebbero inevitabilmente debitrici del sistema bancario.
Questo porta alla nascita di una terza soluzione con la proposta n. 2593 presentata alla Camera dei deputati, avente ad oggetto “Disposizioni in materia di utilizzazione dei crediti d’imposta compensabili per i pagamenti fra privati”, che propone la trasformazione di crediti edilizi in moneta fiscale circolante attraverso il modello F24.
In questo modo, i crediti edilizi potrebbero essere usati come strumenti per i pagamenti fra privati, oltre che in compensazione; le modalità di pagamento avverrebbero mediante modello F24 di tipo “compensativo” dotato di apposito spazio per l’apposizione delle girate. I crediti edilizi sarebbero, così, sbloccati e le imprese avrebbero la possibilità di poterli utilizzare non solo in compensazione, ma anche per poter chiudere proprie posizioni debitorie.
Per quanto riguarda bonus edilizi futuri, sarebbe opportuno revisionare i meccanismi di cessione dei suddetti crediti per far acquisire credibilità e sicurezza al sistema, lavorando specialmente sulla realizzazione di portali online su cui poter caricare tutta la documentazione richiesta per l’apposizione del visto di conformità differenziate per ogni pratica di comunicazione di cessione o opzione per sconto in fattura.
A seguito di questo passaggio a cura dell’interessato, l’Agenzia delle entrate sarebbe facilitata nei controlli di regolarità del credito, avendo già a disposizione la documentazione; infatti, dovrebbe occuparsi unicamente della certificazione del credito apponendo un apposito codice dopo il visto di conformità dato dal professionista incaricato. Questo porterebbe il meccanismo ad essere certamente più celere, consentendo la libera circolazione dei crediti, senza rischi per i potenziali cessionari.
In generale, è importante che il Governo continui a monitorare il sistema e a introdurre eventuali ulteriori modifiche per evitare abusi e garantire che i bonus edilizi raggiungano veramente i loro obiettivi di incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio e di supportare i soggetti incapienti. In questo modo, si può garantire che i bonus edilizi siano utilizzati in modo corretto e che le imprese che hanno eseguito interventi di riqualificazione possano beneficiare pienamente dei crediti d'imposta.