La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico, riconosciuto dall’INPS ai familiari superstiti di un pensionato (o di un assicurato) deceduto. Si tratta a tutti gli effetti di un trattamento di tipo previdenziale e, come tale, è soggetto annualmente a rivalutazione, così da mantenere inalterato il potere d’acquisto.
Inoltre, come previsto dalla L. 8 agosto 1995, n. 335 (c.d. Riforma Dini), l’importo della pensione di reversibilità è correlato alla situazione economica del superstite. Pertanto, ogni anno i limiti di reddito personale per poter beneficiare del supporto pensionistico sono soggetti a modifiche.
La percentuale di pensione assegnata varia anche in base al grado di parentela con il defunto. Il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione goduta in vita dal titolare. Invece, al figlio unico superstite (minore, studente o inabile) spetta il 70%. In caso di due figli (o nipoti) superstiti, in assenza di coniuge, essi hanno diritto all’80% della pensione del genitore deceduto. In caso di tre o più figli (o nipoti), in assenza di coniuge toccherà loro il 100% della pensione. Le predette percentuali restano confermate anche per il 2025.
Va sottolineato, tuttavia, che per il 2025 gli aumenti sono ben distanti da quelli che sono stati riconosciuti nell’ultimo biennio, caratterizzato da una forte crescita dell’inflazione. Per le ultime due rivalutazioni la percentuale di aumento è stata prima dell’8,1% e poi del 5,4%.
Quest’anno invece il tasso di rivalutazione è dello 0,8%. Lo ha stabilito il decreto 15 novembre 2024 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con quello del Lavoro, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2024. Gli aumenti, dunque, si limiteranno a pochi euro in più ogni mese.
Più nel dettaglio, nel citato decreto MEF del 15 novembre 2024 si stabilisce che:
Inoltre, come previsto dalla L. 8 agosto 1995, n. 335 (c.d. Riforma Dini), l’importo della pensione di reversibilità è correlato alla situazione economica del superstite. Pertanto, ogni anno i limiti di reddito personale per poter beneficiare del supporto pensionistico sono soggetti a modifiche.
La percentuale di pensione assegnata varia anche in base al grado di parentela con il defunto. Il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione goduta in vita dal titolare. Invece, al figlio unico superstite (minore, studente o inabile) spetta il 70%. In caso di due figli (o nipoti) superstiti, in assenza di coniuge, essi hanno diritto all’80% della pensione del genitore deceduto. In caso di tre o più figli (o nipoti), in assenza di coniuge toccherà loro il 100% della pensione. Le predette percentuali restano confermate anche per il 2025.
Va sottolineato, tuttavia, che per il 2025 gli aumenti sono ben distanti da quelli che sono stati riconosciuti nell’ultimo biennio, caratterizzato da una forte crescita dell’inflazione. Per le ultime due rivalutazioni la percentuale di aumento è stata prima dell’8,1% e poi del 5,4%.
Quest’anno invece il tasso di rivalutazione è dello 0,8%. Lo ha stabilito il decreto 15 novembre 2024 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con quello del Lavoro, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2024. Gli aumenti, dunque, si limiteranno a pochi euro in più ogni mese.
Più nel dettaglio, nel citato decreto MEF del 15 novembre 2024 si stabilisce che:
- la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2024 è determinata in misura pari a +0,8 dal 1° gennaio 2025, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo;
- la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2023 è determinata in misura pari a +5,4 dal primo gennaio 2024 (già applicato e dunque senza bisogno di ulteriori conguagli).
L’indicizzazione delle pensioni per l’adeguamento all’inflazione verrà effettuata nel 2025 secondo lo schema in vigore fino al 2022, organizzato su tre fasce di reddito e riassunto nello schema di seguito:
- le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (ossia fino a 2.394 euro lordi al mese) si rivalutano al 100% del tasso di indicizzazione, quindi aumentano dello 0,8%;
- le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS (fino a 2.993 euro lordi al mese) si rivalutano al 90% del tasso, quindi aumentano dello 0,72%;
- le pensioni sopra le 5 volte il minimo INPS (oltre i 2.993 euro lordi al mese) si rivalutano al 75% del tasso, quindi aumentano dello 0,6%.
Esempi pratici di calcolo
Di seguito alcuni esempi pratici:
- Pensione di 1.000 euro al mese: da gennaio 2025 passa, con l'indicizzazione dello 0.8%, a 1008 euro, con un aumento di 104 euro annui.
- Pensione di 2.000 euro: resta sempre all’interno delle quattro volte il minimo, quindi si rivaluta interamente dello 0,8% e aumenta a 2.016 euro al mese.
- Pensione di 3.000 euro al mese: l’aumento è pari a 23,51 euro al mese in quanto, essendo sopra le cinque volte il minimo, si calcola a scaglioni:
- piena allo 0,8% fino a 2.394 euro,
- 0,72% fra questa cifra e 2.993 euro,
- 0,6% alla quota rimanente.