L’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19 ha permesso di riorganizzare il mondo del lavoro, introducendo il concetto di lavoro agile. Lo smart working si è inserito pian piano nella nostra quotidianità e le aziende, anche a pandemia finita, hanno continuato ad apprezzarne l’utilità, in termini di risparmio economico nonché di maggiore benessere e produttività dei dipendenti.
Alcune categorie di persone possono trarre ancora più benefici dallo smart working, si pensi a chi è invalido o a chi ha necessità di prendersi cura di un familiare disabile. In questi casi, il lavoro da casa diviene un modo semplice ed efficace per conciliare le delicate esigenze familiari con quelle lavorative.
La domanda, pertanto, sorge spontanea: chi ha la 104 ha diritto allo smart working?
Cosa si intende per smart working?
Innanzitutto, per lavoro agile o smart working, così come definito dalla legge 81/2017 si intende: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo sviluppo dell’attività lavorativa”.
Cos’è la legge 104?
La legge 104 del 1992 è una norma che si occupa dei diritti, dell’assistenza e dell’integrazione sociale delle persone con disabilità. La legge prevede, per queste categorie di persone, speciali agevolazioni fiscali e lavorative.
Per richiedere la legge 104, gli interessati devono inviare un’istanza all’INPS. A seguito di tale domanda, la persona interessata sarà valutata dalla commissione medica della propria Asl di appartenenza, per stabilire se la stessa “presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”.
Pertanto, i principali destinatari della norma sono le persone affette da disabilità, ma anche chi vive con loro e se ne prende cura, i cc.dd. caregiver. Anche questi ultimi per poter avere accesso alla 104 dovranno presentare idonea documentazione all'INPS.
La 104 è applicabile allo smart working?
La risposta è sicuramente sì, tuttavia non è possibile parlare di un vero e proprio diritto allo smart working.
Alcune categorie di persone possono trarre ancora più benefici dallo smart working, si pensi a chi è invalido o a chi ha necessità di prendersi cura di un familiare disabile. In questi casi, il lavoro da casa diviene un modo semplice ed efficace per conciliare le delicate esigenze familiari con quelle lavorative.
La domanda, pertanto, sorge spontanea: chi ha la 104 ha diritto allo smart working?
Cosa si intende per smart working?
Innanzitutto, per lavoro agile o smart working, così come definito dalla legge 81/2017 si intende: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo sviluppo dell’attività lavorativa”.
Cos’è la legge 104?
La legge 104 del 1992 è una norma che si occupa dei diritti, dell’assistenza e dell’integrazione sociale delle persone con disabilità. La legge prevede, per queste categorie di persone, speciali agevolazioni fiscali e lavorative.
Per richiedere la legge 104, gli interessati devono inviare un’istanza all’INPS. A seguito di tale domanda, la persona interessata sarà valutata dalla commissione medica della propria Asl di appartenenza, per stabilire se la stessa “presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”.
Pertanto, i principali destinatari della norma sono le persone affette da disabilità, ma anche chi vive con loro e se ne prende cura, i cc.dd. caregiver. Anche questi ultimi per poter avere accesso alla 104 dovranno presentare idonea documentazione all'INPS.
La 104 è applicabile allo smart working?
La risposta è sicuramente sì, tuttavia non è possibile parlare di un vero e proprio diritto allo smart working.
Ciò in quanto, come sopra accennato, lo smart working è una modalità di lavoro che dipende dall’accordo tra datore e lavoratore. Pertanto, spetta sempre anche al datore, in base alle esigenze della propria azienda, vagliare o meno l’opportunità di consentire il lavoro agile ai propri dipendenti.
Tuttavia, una volta che lo smart working sia stato accordato, l’art. 18, co. 3 bis., della L. 81/2017, garantisce una sorta di “priorità” per determinate categorie di lavoratori.
Più precisamente, tale norma impone ai datori sia pubblici che privati, i quali stipulano accordi di smart working con i lavoratori, di riconoscere una priorità alle richieste di esecuzione del rapporto di lavoro in modalità agile, ai lavoratori e lavoratrici:
Tuttavia, una volta che lo smart working sia stato accordato, l’art. 18, co. 3 bis., della L. 81/2017, garantisce una sorta di “priorità” per determinate categorie di lavoratori.
Più precisamente, tale norma impone ai datori sia pubblici che privati, i quali stipulano accordi di smart working con i lavoratori, di riconoscere una priorità alle richieste di esecuzione del rapporto di lavoro in modalità agile, ai lavoratori e lavoratrici:
- con grave disabilità accertata;
- caregiver di familiari con grave disabilità accertata;
- con figli fino a 12 anni di età;
- con figli in condizioni di disabilità.
Pertanto, la legge, nel disciplinare lo smart working, dà la precedenza alle richieste di “persone fragili” o caregiver, i quali avranno diritto ad una corsia preferenziale rispetto ad altri colleghi. Ciò a prescindere che si tratti del settore pubblico o quello privato.