Nel caso affrontato dalla Suprema Corte, la giostra si trovava nel parco pubblico del paese.
Dunque, almeno in teoria, il Comune era responsabile della sua manutenzione.
Infatti la mamma del bambino citava in giudizio il Comune, chiedendo il risarcimento dei danni fisici subiti dal figlio.
La donna sosteneva, in particolare, che il figlio, giocando sulla giostra, era caduto proprio perché la giostra stessa era malfunzionante. Il piccolo aveva subito delle lesioni a causa della caduta.
Secondo la madre del bambino, sotto la giostra avrebbe dovuto esserci almeno un tappetino, che avrebbe potuto attutire la caduta, con lesioni meno gravi per il piccolo.
Inoltre, sempre secondo la tesi difensiva della madre, la giostra era stata montata dal Comune con un’altezza superiore a quella espressamente prevista dalla legge, e dunque non a norma.
Nonostante ciò, sia il Tribunale in primo grado, che la Corte di appello in secondo grado, respingevano con sentenza la domanda di risarcimento del danno.
Infatti, secondo i giudici di merito, il Comune non era responsabile dell'infortunio subito dal bambino.
Più precisamente, per il Tribunale e per la Corte d'Appello la giostra era a norma ed era stata fatta la dovuta manutenzione. Dunque, il bambino non si era fatto male per un difetto della giostra, ma perché era stato disattento.
Inoltre, secondo i giudici dei primi due gradi di giudizio, vi era anche una responsabilità della madre, che non era stata attenta nel sorvegliare il figlio mentre utilizzava la giostra al parco.
La madre del bambino proponeva allora ricorso per cassazione.
La Suprema Corte "smontava" le motivazioni della sentenza della Corte d'Appello.
Innanzitutto, secondo la Cassazione, la Corte d'Appello da un lato riconosceva le anomalie della giostra, segnalate dalla madre del bambino (altezza non a norma, mancanza del tappeto), dall'altro però affermava, in maniera contraddittoria, che queste anomalie erano irrilevanti.
La convinzione della Corte di Appello si basava sul semplice fatto che di solito l'uso del parco giochi presuppone che i bambini siano sorvegliati dagli adulti, e sull'affermazione che normalmente le giostre non sono pericolose, a meno che siano difettose.
In questo modo, però, la Corte d'Appello si era concentrata solo sulla mancata vigilanza da parte della madre e aveva escluso a priori che l'incidente fosse stato causato dalle anomalie della giostra.
Quindi la Corte di secondo grado non si era preoccupata di verificare se tali anomalie potessero aver contribuito non solo alla caduta del bambino, ma anche alla maggiore gravità delle conseguenze della caduta stessa.
Invece, secondo la Cassazione, la Corte d'Appello avrebbe dovuto compiere questa verifica, per poter escludere che i danni fisici subiti dal bambino fossero la conseguenza delle condizioni in cui si trovava la giostra.