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Diritto d'autore scaduto nel 2024, ecco le opere diventate di pubblico dominio: come possiamo sfruttarle e utilizzarle

Diritto d'autore scaduto nel 2024, ecco le opere diventate di pubblico dominio: come possiamo sfruttarle e utilizzarle
Alla scadenza del periodo di protezione previsto dalla legge, le opere diventano di pubblico dominio e possono essere utilizzate (anche a fini commerciali) da chiunque
Sarà sicuramente capitato a tutti di notare, almeno una volta, la dicitura “copyright” (letteralmente: diritto di copia) apposta su un’opera (film, manifesti, serie tv, libri ecc.).
Nel nostro ordinamento il copyright rappresenta una riserva del diritto d’autore che viene esplicitamente dichiarata dall’autore (o da chi detiene i diritti relativi all’opera stessa) attraverso l’apposizione del caratteristico simbolo “©” in ogni pubblicazione e/o riproduzione dell’opera.

L’obiettivo perseguito dal copyright è quello di impedire utilizzi non autorizzati delle opere (e, ovviamente, sanzionare gli eventuali usi non autorizzati), nonché di permettere agli autori di trarre profitto dalle riproduzioni autorizzate della propria opera.

Tuttavia, un copyright non è per sempre!

In Europa il copyright dura per tutta la vita dell’autore dell’opera e per i 70 anni successivi alla sua morte, negli Stati Uniti il periodo di protezione è di complessivi 95 anni mentre in Cina, Canada e Nuova Zelanda il copyright dura solo 50 anni.

Sono molteplici le opere che nel 2024 sono divenute di pubblico dominio: Topolino e Minnie (nella versione in bianco e nero del 1928), l’immagine di Tigro, Peter Pan nella versione teatrale di James Matthew Barrie, Orlando di Virginia Woolf nonché i diari e le lettere di Frida Kahlo (mentre continuano le cause per i diritti d’immagine dell’artista messicana).

Quindi, cosa succede allo scadere di questo periodo predeterminato dalla legge?

Ebbene, le opere diventano di libero dominio e utilizzabili liberamente da chiunque. E non solo.
Infatti, ne è permessa la riproduzione ma si apre alla possibilità di creare nuove e diverse versioni della stessa opera, così come modificarla.

L’esempio più eclatante di “sfruttamento” delle immagini non più protette da copyright lo stiamo vedendo soprattutto per quanto riguarda Topolino: da giorni girano in rete i trailer sia del film horror Mickey’s Mouse Trap (la cui protagonista è una ragazza alle prese con un killer mascherato proprio come il Topolino del 1928), sia del videogioco Infestation 88 in cui Topolino è uno dei nemici.

Evidente, dunque, che la fine del copyright apra scenari di utilizzo e sfruttamento delle opere in modi e con finalità che possono restituire un’immagine diversa, se non opposta, a quella dell’opera originale.

Sotto questo profilo è eclatante il caso di Winnie The Pooh: nel 2021, quando sono scaduti i diritti sul famoso orsetto Disney, il tenero personaggio è stato trasformato in un mostro cannibale nella serie cinematografica “Winnie The Pooh: Blood and Honey”.

È bene precisare che il periodo di durata del copyright si calcola con riferimento al momento in cui l’opera è stata pubblicata: così, tornando all’esempio di Topolino, il copyright è scaduto – come detto – per la versione del 1928, ma non per la versione che ne conosciamo noi oggi (ovvero quello con calzoncini rossi, scarpe gialle e guanti bianchi).

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