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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 31214 del 15 luglio 2004
«In materia di cumulo di pene, vigono due principi fondamentali: il primo è quello secondo cui ciascun periodo di detenzione, per custodia cautelare o espiazione di pena, sofferto prima del cumulo, pur essendo stato determinato da uno o più titoli,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1915 del 8 giugno 1993
«Il criterio secondo il quale, ai sensi del combinato disposto degli artt. 78 e 80 c.p., quando in sede di esecuzione deve provvedersi al cumulo delle pene inflitte con più sentenze di condanna, occorre anzitutto cumulare le pene relative ai reati...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4940 del 18 novembre 1998
«In tal caso, il cumulo dovrà eseguirsi tra il residuo di pena da espiare e la pena irrogata per il reato successivamente commesso e così via fino all'esaurimento delle pene concorrenti irrogate per reati successivamente commessi, previa...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1673 del 24 febbraio 1986
«L'art. 83 c.p. nel disciplinare l'ipotesi di «evento diverso da quello voluto dall'agente» stabilisce che qualunque sia in concreto nelle singole fattispecie il determinismo causale che dà luogo all'aberratio, l'evento non voluto può esser posto a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16616 del 19 dicembre 1990
«Non integra invece la figura del reato complesso l'esistenza di elementi comuni fra due reati né la circostanza che un reato sia il presupposto di un successivo reato o che il primo sia stato consumato allo scopo di realizzare un secondo reato; in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6710 del 14 luglio 1983
«Ne deriva che la gelosia, la quale costituisce uno stato passionale privo delle anzidette caratteristiche degenerative, è inoperativa ai fini della imputabilità. (Nella specie, sulla base dell'enunciato principio, si è disattesa la censura della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1391 del 28 giugno 1975
«L'eventuale esistenza di una infermità che esclude la capacità di intendere e di volere non può essere desunta dalla sola ebrietà i cui momentanei effetti sono identici sia nei soggetti normali, sia in quelli anormali, ma deve essere accertata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2509 del 22 febbraio 1990
«In tema di accertamento del dolo omicida, nel caso in cui il fatto sia commesso con arma da sparo, la volontà omicida non deve necessariamente manifestarsi con l'esplosione di tutti i colpi di cui l'agente e l'arma siano dotati, quando sia...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12562 del 20 settembre 1990
«In tema di maltrattamenti (art. 572 c.p.), il fatto che i singoli episodi costituenti nel loro complesso la condotta criminosa siano commessi durante lo stato di ubriachezza, in cui l'imputato frequentemente versa, non implica che esse siano da...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 841 del 23 gennaio 1989
«La linea di demarcazione tra l'intossicazione derivante da un uso abituale di sostanze stupefacenti (art. 94, terzo comma c.p.) e l'intossicazione cronica prevista dall'art. 95 c.p. (che il legislatore considera uno stato patologico assimilato al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3191 del 18 marzo 1992
«L'intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti di cui all'art. 95 c.p., in riferimento agli artt. 88 e 89 stesso codice, influisce sulla capacità di intendere e di volere se e in quanto, per il suo carattere ineliminabile e per...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15444 del 21 novembre 1990
«Quest'ultima ricorre nei soli casi in cui l'abuso di droga abbia prodotto nel tossicomane un vero e proprio stato patologico permanente, il quale, alterando i processi intellettivi o volitivi dell'imputato, ne abbia escluso o gravemente scemato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10005 del 26 settembre 1991
«Lo stato di cronica intossicazione da stupefacenti è ravvisabile solo quando l'assunzione di droga sia pervenuta a tale stato e grado da determinare nel soggetto una autentica affezione cerebrale o una permanente alterazione psichica sì da far...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10218 del 12 luglio 1989
«Ai fini dell'imputabilità lo stato di tossicodipendenza può assumere rilevanza soltanto se sul medesimo si innesti e si sovrapponga uno stato patologico riguardante anche la capacità di intendere e di volere.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5012 del 23 aprile 1988
«Il codice penale vigente detta una disciplina dell'uso di sostanze stupefacenti distinguendo tre situazioni tra loro diverse: l'intossicazione «acuta» la quale provoca alterazioni transitorie delle facoltà intellettive e volitive dell'agente,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11591 del 29 novembre 1985
«Invece l'intossicazione, anche grave, ma transeunte, non ha rilievo alcuno sull'imputabilità, in quanto le relative manifestazioni psichiche sono direttamente correlate all'azione perturbatrice delle sostanze stupefacenti nell'organismo umano, per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 49863 del 29 dicembre 2009
«Ne consegue che al giudice non è consentito il preventivo accertamento per verificare l'eventuale insussistenza del fatto o la non attribuibilità dello stesso al minore imputato prima della pronuncia di cui all'art. 26 D.P.R. n. 448 del 1988,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16058 del 18 novembre 1989
«Ai fini della configurabilità del concorso nel reato «proprio» di concussione di un extraneus è necessario che questi, con la propria condotta o concorra materialmente con il pubblico ufficiale a coartare, con le minacce o con altri mezzi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2732 del 4 marzo 1994
«Per la configurabilità del reato di violazione di sigilli di cui all'art. 349 c.p. non occorre che il provvedimento di sequestro sia stato preventivamente notificato né occorre la rottura o la rimozione di sigilli, che potrebbero anche non essere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4375 del 12 maggio 1997
«Il carattere plurioffensivo della frode in commercio sussiste anche quando la cosa richiesta dal cliente dell'esercizio commerciale non sia tutelata da un marchio o da altra speciale protezione, giacché la norma di cui all'art. 515 c.p. tutela...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4827 del 4 giugno 1986
«Con la norma di cui all'art. 515 c.p., (frode nell'esercizio del commercio) il legislatore mira soprattutto a tutelare l'interesse dello Stato nel leale esercizio del commercio. Pertanto, l'atteggiamento psicologico del compratore non assume...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4826 del 4 giugno 1986
«Pertanto, nell'ipotesi della diversità qualitativa, il giudizio sull'essenzialità, che compete al giudice di merito, deve essere formulato con riferimento alla natura ed alla proporzione degli elementi che compongono il prodotto e, in genere, a...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10913 del 17 settembre 1978
«Risponde del delitto di frode in commercio colui che, nell'esercizio di attività commerciale di deposito di prodotti petroliferi, con il sistema della doppia fatturazione fa ritenere ai clienti di consegnare loro olio combustibile fluido o...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15555 del 11 novembre 1989
«Per quanto riguarda in particolare i formaggi a denominazioni di origine e tipiche, esiste un'articolata disciplina che garantisce anche con controlli il consumatore e che legittima la marcatura o l'apposizione di altro specifico contrassegno,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23819 del 9 giugno 2009
«Il delitto di frode nell'esercizio del commercio è configurabile anche nel caso in cui l'acquirente non effettui alcun controllo sulla merce offerta in vendita, essendo irrilevanti sia l'atteggiamento, fraudolento o meno, del venditore, che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6436 del 13 giugno 1975
«Con la norma di cui all'art. 515 c.p. si tutela principalmente l'interesse dello Stato al leale esercizio del commercio; l'interesse privato del compratore è preso in considerazione, invece, solo in via secondaria ed accessoria. Ne consegue che il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5068 del 31 gennaio 2013
«Integra il reato di frode nell'esercizio del commercio (art. 515 cod. pen.) - e non quello di cui all'art. 474 cod. pen. (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) - l'apposizione di una falsa marcatura 'CÈ su beni posti in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9979 del 5 marzo 2003
«L'art. 517 c.p., nel prevedere come condotta penalmente rilevante, accanto a quella del porre in vendita, anche quella del porre «altrimenti in circolazione» opere dell'ingegno o prodotti industriali con segni mendaci, si differenzia dal...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 28905 del 8 luglio 2013
«Il reato di cui all'art. 517 c.p. è integrato dalla somiglianza del segno distintivo tale da creare confusione nel consumatore mediamente diligente sulla provenienza del prodotto, non essendo necessaria né la registrazione o il riconoscimento del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10798 del 20 ottobre 1994
«Gli estremi della condotta illecita descritta nell'art. 517 c.p. (vendita di prodotti industriali con segni mendaci) si ravvisano nella imitazione, anche generica, purché idonea a determinare l'effetto tipico in tale norma prevista, consistente...»