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Direttiva Ue Case Green, ecco i lavori da fare per migliorare l'efficienza energetica: tutti gli obblighi e le scadenze

Direttiva Ue Case Green, ecco i lavori da fare per migliorare l'efficienza energetica: tutti gli obblighi e le scadenze
La nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici: tutte le scadenze, il piano nazionale di ristrutturazioni, stop alle caldaie a gas, incentivi e costi
Con l’emanazione della direttiva Case Green sull’Efficienza energetica degli edifici (Epbd), l’Unione Europea ha posto le basi per il raggiungimento di importanti obiettivi entro il 2050.
La direttiva in commento, infatti, è volta a garantire un miglior efficientamento energetico, nonché un maggior impiego di energie rinnovabili nel settore edilizio, con l’importante e ambizioso obiettivo di raggiungere, entro il 2050, il target delle emissioni zero.

La direttiva a tal fine prevede alcune misure da realizzare, ovvero:
1) una riduzione media del consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, per gli edifici residenziali;
2) il 55% della riduzione dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione del 43% degli immobili aventi le peggiori prestazioni energetiche;
3) tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030.

Il rinnovamento dei vecchi edifici potrà essere realizzato attraverso alcuni interventi specifici.
Si fa riferimento, ad esempio, ad attività di isolamento termico (come l’applicazione di cappotti termici), accompagnato anche dall’installazione di porte e finestre più moderni, permettendo così una minore dispersione termica, mantenendo il calore durante i mesi invernali e il fresco durante i mesi estivi.
Ancora, particolarmente utile è l’installazione di impianti di riscaldamento caratterizzati da un minor dispendio energetico, con progressivo abbandono delle caldaie a gas.
Un’ulteriore possibilità consiste nell’utilizzo di pannelli solari, la cui installazione diventa obbligatoria per tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali realizzati tra il 2026 e il 2030.
Ancora, vantaggioso potrebbe essere il ricorso a sistemi di domotica, garantendo una gestione automatizzata degli impianti di riscaldamento, illuminazione e climatizzazione, aumentando così le prestazioni degli immobili e al contempo i vantaggi per i proprietari.
Infine, uno strumento utile a ridurre i consumi energetici, contribuendo al raggiungimento dei risultati previsti dalla direttiva, potrebbe essere l’utilizzo di nuove regole per l’accensione degli impianti termici, i quali dovrebbero essere accesi o spenti in base anche alla temperatura effettiva, in modo da evitarne l’utilizzo quando non necessario.

Notevole, tuttavia, è il costo complessivo richiesto per realizzare tale ambiziosa opera di rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano.
Infatti, secondo una prima stima effettuata dal Centro studi di Unimpresa, il costo totale ammonterebbe a circa 270 miliardi di euro.
Tuttavia, altrettanto notevoli sono i vantaggi che gli italiani riceverebbero nel lungo periodo: tali interventi di efficientamento, infatti, contribuiranno a ridurre drasticamente l’importo delle bollette energetiche, migliorando anche la qualità della vita di ciascun cittadino.
 
Si prospetta però un lavoro piuttosto complesso, che richiederà la sinergia non solo delle forze politiche, ma anche delle associazioni di cittadini e delle imprese impegnate nel settore.
Infatti, secondo le prime stime diffuse da Fillea-Cgil, circa sei milioni di edifici residenziali appartengono alle classi energetiche F e G, ovvero le meno efficienti.
Per rispettare gli obiettivi imposti dalla direttiva Epbd, l’Italia dovrà riqualificare entro il 2030 circa il 15% di tali edifici, mentre entro il 2033 la percentuale di edifici sale al 26%, per un totale complessivo di circa 5 milioni di immobili.
È inoltre previsto l’obbligo per gli Stati membri di procedere ad una riorganizzazione delle classi energetiche degli edifici, con una scala che va dalla A alla G.
 
Un recente report della Banca d’Italia ha messo in luce alcune criticità relative al patrimonio immobiliare italiano. In particolare, secondo lo studio, una delle principali lacune è determinata da una notevole carenza di dati relativi all’efficienza energetica delle abitazioni. Ciò comporta inevitabilmente una maggiore difficoltà ad avere un quadro completo sui consumi energetici complessivi del patrimonio immobiliare italiano.
È indubbio che la disponibilità di una maggiore quantità di informazioni al riguardo permetterebbe un raggiungimento più rapido degli obiettivi prefissati dalla direttiva europea, nonché un maggior interesse da parte di banche e privati, i quali potrebbero investire nel settore energetico.
 
La Banca d’Italia inoltre ha individuato alcuni potenziali capisaldi, utili al perseguimento dell’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050.
Un primo passo è rappresentato dalla necessità, nell’individuazione dei soggetti beneficiari e degli immobili su cui intervenire in via prioritaria, di privilegiare le famiglie in condizioni economiche più svantaggiate, ma soprattutto le abitazioni aventi classi energetiche più basse.
Ancora, lo Stato dovrebbe utilizzare vari strumenti di intervento, come ad esempio detrazioni fiscali oppure crediti di imposta.
Fondamentale è infine la predisposizione di forme di investimento per gli interventi da realizzare, rendendo più agevole e al contempo vantaggioso lo svolgimento di lavori di efficientamento.


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