(massima n. 1)
Il danno cosiddetto "tanatologico" o da morte immediata va ricondotto nella dimensione del danno morale, inteso nella sua pił ampia accezione, come sofferenza della vittima che lucidamente assiste allo spegnersi della propria vita. (Nella specie la S.C. ha confermato la sentenza impugnata che aveva qualificato la predetta sofferenza della vittima come danno morale e non come danno biologico terminale, attesane l'inidoneitą - essendo stato l'intervallo di tempo tra il sinistro e la morte di tre giorni ad integrare gli estremi di quella fattispecie di danno non patrimoniale).